A
vrei voluto un altro bimbo, anzi, sarò brutalmente sincera: un’altra bimba.
Perché tre è il numero perfetto, perché un’altra gravidanza forse non mi avrebbe ringiovanito, ma avrebbe almeno rinnovato il mio sistema cellulare e, soprattutto, perché avrei saputo da subito come chiamarla.
Anche se quest’ultimo aspetto può sembrare insignificante, a rovinare il futuro di un bambino con il nome sbagliato è un attimo. Ho dedicato all’argomento un capitolo intero del mio primo libro, ma questa volta non avrei avuto dubbi: l’avrei chiamata Anna, come mia mamma.
E siccome Emma e Carola sono castane come il papà, lei presumibilmente sarebbe stata mora come me. I loro nomi insieme avrebbero avuto un suono bellissimo ma, quando si usa il condizionale per raccontare,...