E
dopo una notte di sesso tantrico sfrenato, carezze e parole dolci sussurrate all’orecchio, i miei occhi si aprono e guardano il soffitto. Quasi fosse l’intonaco a darmi la conferma che non è stato solo un sogno. È tutto vero.
Allungo lentamente la mano verso Paolo — all’altezza delle sue mutande, per essere esatti — e le dita sfiorano l’elastico che avvolge un basso ventre scolpito e un fondoschiena duro come il marmo. Arrossisco, ritraggo la mano: credo sia la pudicizia del mattino.
Lui dorme ancora, mi volto, controllando i movimenti per non svegliarlo, e lo guardo come farebbe una teenager: mi eccita sapere che è solo mio.
Ma starlo a fissare per più di sette minuti e mezzo fa un...