uardi l’orologio: è ora di andare. Giacca, borsa, occhiali da sole. Chiudi la porta con quattro mandate, sali in macchina, infili le chiavi e metti in moto. Ma alla prima curva, tac: collisione con il guardrail. Ti giri di scatto, la bocca rimane aperta, continui a guardare lo specchietto penzolante e dici: “meno male, è solo lo specchietto.” Ma il rumore del contorcersi delle lamiere continua a rimbombarti nel cervello, e un dubbio ti assale: “e se non fosse solo lo specchietto?” Cerchi disperatamente un posto dove poter accostare e appena lo trovi, ti fermi e ti fai il segno della croce. Cerchi di mettere d’accordo riluttanza e curiosità e ti fai coraggio per scendere a controllare l’entità del danno. Tutte e due fiancate, tutti e due i parafanghi. E pensare che non ero neanche al telefono. E adesso? Tutti lo devono sapere.
Lo racconti in ufficio, alla cassiera del supermercato, chiami tua madre, tuo padre, tuo fratello. Lo scrivi su Facebook, fai una story su Instagram. E non si capisce perché. Stai facendo una colletta? Allora va bene. Ma in caso contrario stai solo perdendo tempo. Tutti ti diranno la solita frase di circostanza:
“Ti sei fatta male?”
“No.”
“Allora il resto si risolve.”
Anche tu diresti la stessa cosa, ma il pensiero frustrante di dover sborsare l’equivalente di una borsa di Chanel per la fiancata di un Maggiolino ti fa uscire pazza.
In quel momento realizzi che solo un sorriso sdolcinato ti tirerà fuori dai guai. Quello che ti stampi in faccia quando vai da tuo marito a raccontargli cosa è successo. – Sempre che non lo abbia già saputo dai media. Lui è il solo a cui avresti dovuto dirlo, l’unico che può aiutarti: portare la macchina in carrozzeria è una faccenda da uomini.
Illustrazione: Valeria Terranova