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2 Set

Journey to happiness

SAINT TROPEZ

Questa mattina, in macchina sulla via dell’ufficio, parlavo con una mia cara amica del più e del meno. Ad un certo punto mi chiede: – Ti sento bene, ma come stai? – Le ho risposto: sono felice. So che sembra una cosa banale, ma c’è una bella differenza tra rispondere bene e rispondere sono felice. Salendo le scale –  sono tre rampe, non ho pensieri particolarmente veloci – ho realizzato che, sulla carta, rispetto ad altri periodi della mia vita, ho meno, in termini materiali, ma quel meno è fortemente compensato da quel poco di qualità che mi fa stare bene. Non ho comprato un comodino griffato, ma una pila di libri da leggere prima di addormentarmi la sera, ho disdetto la Pay Tv perché non apprezzavo la sua politica commerciale – e non mi manca per niente – compro pochi abiti e poche scarpe e indosso solo ciò che realmente mi soddisfa per più di dieci minuti. Ho conversazioni più interessanti con persone più interessanti, anche se a volte sono problematiche e si aggrappano a me come un’edera. Per la prima volta nella mia vita, non ho la presunzione di poterle o doverle aiutare, le ascolto e le lascio riflettere in modo che siano loro stesse a trovare una soluzione. Sono diventata un “albero che si sposta” oltre un certo limite. Sorrido spesso e lo faccio prima di essere felice. –  Sì perché prima si sorride e dopo si è felici, mai aspettare il contrario. – Allora, alla terza rampa di scale ho davvero capito: la felicità non dipende dagli altri. La felicità dipende dal rispettare sé stessi, dalla propria autenticità, dalla propria storia di vita e anche dai propri limiti. L’errore più grave che spesso si commette è consegnare ad altri la responsabilità della propria felicità. Io voglio avere la totale responsabilità di ogni mio sorriso e la consapevolezza di possedere già molto per cui essere grata. Quindi, da oggi, inizio il mio viaggio della felicità: non mi aspettate, ho intenzione di stare via a lungo.

This morning while driving to work I was chatting with a dear friends. We were talking about our everyday life. At some stage, she asked me:  – I hear you’re well but how are you really?. – I answered: I’m happy. I know it seems obvious but there’s a big difference between well and happy. While getting up the stairs – they are three ramps, I don’t have particularly quick thoughts – I realized that compared to other moments in my life I have less, in material terms, but that less is balanced by that little quality which makes me feel happy. I haven’t bought a designer shelf but pile of books to read at night before sleeping, I cancelled my Pay Tv as I don’t appreciated its commercial policy – and I don’t miss a thing – I buy few clothes and few shoes and I wear only things that I really like. I have more interesting conversations with more interesting people even if sometimes they have trouble and grab you as if ivy. For the first time in my life, I don’t have the presumption of being able or being compelled to help them, I listen to them and I leave them in their thoughts to find a solution. I’ve become a “tree that moves” beyond a certain limit.  I often smile and I do it before being happy.  – yes, because first you smile and then you are happy, never wait for the contrary.- So at the third ramp of stairs I finally understood: happiness doesn’t depend on the others. Happiness depends on the fact of respecting ourselves, on authenticity, on our life and on our limits too. The biggest mistake that we often make is giving other the responsibility for our happiness. I want to be totally responsible of my smile and I want the awareness to own a lot and to say thank you for what I have. So, today I start my journey to happiness: don’t wait for me, I will stay for good.

ROSSELLA JARDINI

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