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21 Mag

A.A.A. Chihuahua Cercasi

L'Amore Ai Tempi Supplementari romanzo Enrica Alessi scrittrice

L'Amore Ai Tempi Supplementari romanzo Enrica Alessi scrittrice

L

a mia valigia è pronta e anche quella di Sofia è arrivata a destinazione.
Ho preferito consegnarla a mia suocera e lasciare a lei ogni tipo di istruzione.
Avevo bisogno di un punto di riferimento femminile, e Clara è la sola di cui posso fidarmi.
Mi ha sempre voluto bene, è una seconda mamma più che una suocera, e nonostante abbia il suo modo adorabile di non sbilanciarsi, so che sta dalla mia parte. Quando le ho detto dove vado, con chi, raccontandole pure della versione che ho inventato per Davide, ne ho avuto la conferma. Mi ha abbracciato e ha detto:
“Così si fa: vai e divertiti.”
E ha concluso dandomi una pacca sul sedere.
Se ci ripenso, sorrido, adoro quella donna e ha ragione: devo solo pensare al mio viaggio. Ai costumi, ai pareo colorati che ho messo in valigia, a Miami, a Michele: sola con lui, dopo tanto tempo.
Detta così, sembra che stia per partire con un vecchio grande amore, perso e ritrovato, ma il nostro è un rapporto spirituale.
Non mi ha mai baciata sulla bocca, e dice sempre la verità, anche quando è imbarazzante. Cose del tipo: hai il rossetto sui denti, cambia taglio di capelli per ‘l’amordiddio’, sì è vero, sei ingrassata.
Michi è una garanzia, tutte meriterebbero un amico come lui, ed è meglio di un marito, sotto certi punti di vista — specie se si parla del mio.
E mentre la mia mente si catapulta nella sua nuova casa, immaginando Sofia e Andrea che giocano su un tappeto colorato, anche il mio stomaco fa una capriola.
Respira, respira, respira.
Il telefono suona e mi coglie di sorpresa, facendomi sussultare. Dove l’ho messo?
È al secondo squillo e non so dove sia.
E se fosse la scuola che mi chiama per un’emergenza? Se Sofia avesse la febbre?
Se mia suocera si fosse rotta una caviglia e la custodia pomeridiana passasse alla Lego Friends?
No, no, no.
Raggiungo il telefono, che ho lasciato sul tavolo in cucina: è Michele.
“Ho un citofono, lo sapevi?”
“Sei stata tu a dirmi di non scendere dall’auto, perché potevano vedermi!”
“Ah, è vero. Arrivo.”
La valigia mi aspetta davanti alla porta, corro da lei ed esco di casa.
Fuori fa freddo, ma nell’aria si sente già profumo di Natale e questo sole splendido mi entusiasma. Mi sento come una bambina di sei anni, che sta davanti al pulmino della scuola, con il suo pranzo al sacco, pronta a partire per la gita.
Era una vita che non mi sentivo così e il merito è solo di Michele.
Carico la valigia sui sedili posteriori e salgo anch’io.
“Ciao tesoro!” dico dandogli un bacio.
“Pronta?”
“Prontissima.”
Michi mette in moto e si parte.
Guardo fuori dal finestrino, la luce del sole è così forte, che a stento riesco a tenere gli occhi aperti, infilo gli occhiali e mi volto verso Michele.
E mentre ci immagino ridere spensierati sulla spiaggia, sento l’avviso di un messaggio sul telefono.
Apro la borsa, lo afferro e leggo:
“Buongiorno, sono Elena di Chihuahua Land, le scrivo in merito al suo cucciolo.
Purtroppo, la femmina che le avevo promesso è stata assegnata a un’altra cliente, ma la mia collega ha dimenticato di avvisarmi.
Spero di non crearle un disagio.
Tra un mese avremo a disposizione una nuova cucciolata, sarò lieta di accontentarla.
A presto.
Elena.”
Tra un mese? Posso uccidermi.
Il pensiero di gettarmi dall’auto in corsa continua a perseguitarmi, e Michi sembra se ne sia accorto.
“Che c’è?” mi chiede preoccupato.
Ho promesso a Sofia che il cane dei suoi sogni sarebbe arrivato al ritorno dal mio viaggio, ma il mio giocare d’anticipo non ha tenuto conto del dettaglio più importante: nelle vicinanze, non ci sono chihuahua a pelo lungo disponibili. Sembra sia più facile rimediare una Birkin di Hermes, e il solo che ero riuscito a trovare, mi è stato appena portato via.
“Michi, c’è una cosa che devi sapere.”
“Devo preoccuparmi?”
“Non ancora.”
“Sono già preoccupato.”
Forse è meglio così: riesce sempre a dare il massimo, quando è sotto pressione.
“Ho deciso di regalare un chihuahua a Sofia.” dico sorridendo nervosamente.
“Perché sento puzza di ‘pero’?”
“Perché ho appena ricevuto un messaggio da Chihuahua Land, in cui si dice che il mio cucciolo è stato assegnato a un’altra.”
dico disperata.
“Calmati, non è una Birkin di Hermes.”
“E invece è qui che ti sbagli, un chihuahua a pelo lungo è praticamente introvabile e io ho promesso che saremmo andate a prenderlo, una volta tornata, non posso deluderla. Devi aiutarmi.”
“Io non capisco perché devi sempre metterti in queste situazioni assurde.”
“Non mi ci sono messa io, è stata la Lego Friends a mettere sul piatto un gatto e io ho dovuto rilanciare.”
“Sembra una partita di poker, la faccenda si fa interessante… racconta.”
“Non è divertente.” ribatto contrariata, “Se non trovo quel chihuahua adesso, Sofia penserà che sono una bugiarda, che le mie promesse non valgono nulla e Andrea avrà la meglio. Devi aiutarmi: sono seria.”
Michele trattiene a stento una risata.
Perché non capisce che c’è in gioco la mia reputazione di mamma?
“Credo che non smetterai mai di sorprendermi.” dice incoraggiante.
“Davvero? E se stavolta fossi tu a sorprendere me? Ti prego: dimmi che conosci qualcuno che può aiutarmi.”
E con lui, evidentemente, basta chiedere.
Prende il telefono, attiva il viva voce e sul display, comprare un nome: Mina.
“Pronto…”
Che voce sensuale, ha pure la erre moscia.
Se questo donna mi risolve il problema, metto il suo nome al cane: è una promessa.
“Ciao Mina, sono Michele.”
“Chérie, come stai?.”
“Bene tesoro, ma senti: hai ancora qualche cucciolo disponibile?”
Dimmi di sì, dimmi di sì.
“Purtroppo, ne è rimasto uno solo…”
“Dille che lo prendiamo.” dico a bassa voce.
“Maschio o femmina?”
“È rimasta la femmina.”
“Bingo.” intervengo quasi senza accorgermene.
Michi mi guarda divertito.
“Mina, ti presento Eva, la mia amica, lo sta cercando disperatamente, ti ci faccio parlare.”
“Ciao Mina.” dico addolcendo la voce.
Ora, è indispensabile che riesca a farle capire che il cane non è un capriccio, o non consentirà l’affidamento: ormai, sono diventata un’esperta.
“Ciao Eva, piacere.”
La sua erre, pronunciata a quel modo, mi fa sentire come Gomez Addams, quando Morticia parla francese. È evidente che l’astinenza comincia a farsi sentire.
“Ciao cara, immagino che prima vorrai conoscerla?”
No. In questo caso, va benissimo anche a scatola chiusa.
“Certo, ma potrò essere da te solo tra una settimana, e siccome la desidero da tempo, non vorrei che qualcuno me la soffiasse…”
Che diavolo sto dicendo?
“…che qualcuno me la portasse via.”
“Non preoccuparti.”
“Le amiche di Michele, sono anche amiche mie, la piccolina è tua.”
“Grazie Mina.” diciamo all’unisono.
“Quindi vi aspetto venerdì prossimo?”
“Esatto.” confermo entusiasta.
“Allora perfetto, Brigitte vi aspetta.”
E appena sento il nome che le ha dato, mi pento di aver promesso di chiamarla Mina. Farò scegliere a Sofia.
“Ti ringrazio moltissimo.” concludo commossa.
“È stato un piacere.”
Michele tiene lo sguardo compiaciuto, fisso sulla strada, poi, si gira, mi guarda e sorride.
Amo quest’uomo: lo so.
Quello che non so è come faccia ad avere sempre la soluzione dei problemi in tasca.
“Mi dici cos’altro c’è nel tuo cilindro?”
“Che ci vuoi fare: chi ci tiene i conigli e chi i chihuahua.”
Ci mettiamo a ridere, ma io sono curiosa, voglio sapere.
“Come la conosci?” gli chiedo.
“È una vecchia amica di mia madre, è in gamba ed è un’appassionata di chihuahua. Da sempre. Ogni volta che ha una cucciolata, mi avvisa: sa che conosco tanta gente.”
E ora che ho la conferma di avere al mio fianco un super eroe — e un chihuahua prenotato a mio nome — che la vacanza abbia inizio.
La musica ci ha tenuto compagnia per un bel tratto di autostrada, abbiamo fatto i nostri stupidi balletti con le braccia, cantato a squarciagola, e finto di avere un’emergenza, sventolando il fazzoletto bianco fuori dal finestrino. Abbiamo riso come pazzi.
Quanto tempo ho lasciato passare?
Tanto. Troppo. Ma lui riesce sempre a fermarlo. Ogni minuto che passo con lui è intenso. Con lui è tutto un cinema, anche quando litighiamo. Sembra di stare dentro un film di Mario Merola: la vera sceneggiata napoletana. Meglio non pensarci.
“Ehi.” dico, accarezzando il dorso della sua mano, che sta sulla leva del cambio.
“Grazie per questa piccola fuga, ne avevo bisogno.”
“Anche io ne avevo bisogno.”
“Ho immaginato noi due stesi al sole, con un paio di occhiali a specchio e un cocktail ghiacciato…”
“Costume?”
“Certo, c’è l’oceano di fronte a noi.
Slippino per te, bikini per me: è Miami.”
“Già, vedi, devo dirti una cosa…”
“No aspetta, ora mi sono lanciata, devo raccontarti cosa mi sta succedendo. Voglio sentire il sole sulla pelle, voglio vedere il suo colore dorato, voglio fare la doccia e passarmi il glitter sul corpo, e voglio essere divertente come lo ero una volta.”
“Stai parlando del ‘divertente’ che intendo io?”
Riconosco quel tono. È quello che usa quando vuole scucirmi particolari piccanti della mia vita sessuale. E di solito ci riesce: lui è l’unico con cui parlo di queste cose.
“Sei sempre il solito. Il ‘divertente’ a cui mi riferivo era in senso globale.”
“Infatti: il globo gira grazie a quella parte ‘divertente’ che intendo io.”
“Uomini: per voi è facile.”
“Ma piantala!” dice in tono provocatorio.
“Non credi che sia troppo presto?” gli chiedo timorosa.
“Eva: Davide non è morto. È a casa con un’altra. Ti sembrano domande da fare?”
Poteva dirlo più chiaramente? Non credo.
“Ma io non mi ci vedo a flirtare con uno sconosciuto.”
“Mi stai dicendo che non ci hai pensato?”
“Dico che non è la mia priorità.”
“Del viaggio o della vita?”
“Di entrambi. La mia vita non ruota intorno al sesso.” concludo secca.
C’è uno strano silenzio. Come se avessi detto qualcosa di sbagliato e lui non avesse trovato il coraggio di contraddirmi.
“Cosa ho detto che non va?” gli chiedo.
“Vuoi la verità?”
“Certo che voglio la verità.”
“Il sesso è importante in una coppia, lo hai sempre saputo, e ora sostieni il contrario.”
“Io e Davide non ci siamo lasciati perché non facevamo spesso l’amore…”
“Quanto spesso?” mi interrompe.
“Che domande sono?”
“Le domande di un amico che ti vuole bene.”
È imbarazzante. E non mi riferisco alla domanda. Devo essere sincera con lui.
“Quattro volte al mese.”
E poi, ancora quello strano silenzio.
“Poche, eh?” dico, mentre abbasso lo sguardo, verso le mie bellissime ballerine in velluto di Miu Miu. E ancora una volta, è come se stessi evitando il discorso.
“Dimmi cosa pensi, ti prego, questo silenzio mi uccide.”
Mi prende la mano e comincia a parlare:
“Credo che tu abbia dato per scontato ciò che eri per lui. Se sei cambiata con me, devi essere cambiata anche con lui.”
È così semplice. Come ho fatto a non pensarci prima? Sono cambiata senza accorgermene. E ho ignorato tutti i segnali, in modo inconscio, involontario, immaturo. Ho preferito non affrontarli, illudendomi che il tempo potesse aggiustare le cose. Che stupida sono stata.
La mia testa trova la forza di sollevarsi, i miei occhi di guardarlo, e li sento umidi, ancora, sono sul punto di piangere.
“Non piangere.” dice severo. “Quello che devi fare: è ritrovare la tua sensualità.”
La sua proposta mi ruba un sorriso, e in quel preciso momento, capisco che questo viaggio, come il mio cuore ha una destinazione ben precisa, e nessuno potrà fargli cambiare strada.
Il mio sguardo si accende e si rimette a fissare la carreggiata, quando si accorge che qualcosa non va.
“Ehi Michi, aspetta, stai sbagliando, Malpensa è a destra.”
“Fidati di me.”
“Non c’è una scorciatoia, conosco la strada, stai sulla destra.” ripeto inquieta.
Ma è come se non mi stesse a sentire.
Ha uno strano sorriso sulla faccia, che non riesco a decifrare. E poi, come se lo avesse sempre saputo, tiene le mani sul volante e prosegue dritto.
Vedo il cartello NOVARA che mi passa sulla testa, e la mia bocca rimane aperta.
“Dove stai andando?” chiedo basita.
“Come si dice, amore? Tra dire e fare c’è di mezzo il mare. E io avevo solo bisogno di sapere che per me lo avresti attraversato. Ti porto a Cortina.”
“A Cortina? Sei pazzo per caso?”
“Eva, ti ho detto di fidarti di me.”
“Ma ho solo dei vestiti estivi in valigia! E il sole, il mare, il calore sulla pelle, l’abbronzatura, la sensualità da ripescare?”
“Avrai una sorpresa.”
“E chi sei Paolo Fox?” chiedo isterica.
Michele ride, non riesce a fermarsi, e anche io non riesco più a tenergli il broncio. Lo seguo, mi libero. Rido così tanto da farmi scendere le lacrime.
Prendo un fazzoletto per tamponare il trucco, poi, dico: “e comunque non mi piacciono le tue sorprese.”
“E non ti ho ancora detto la più forte.”
“Spara…” dico, mentre chiudo gli occhi, temendo cosa mi aspetta.
“Il chihuahua è a pelo corto.”

TREDICESIMO EPISODIO

 

Illustrazione: Valeria Terranova