iove a dirotto. Esco dalla clinica correndo, altrettanto velocemente salgo in auto e metto in moto come James Hunt. Non ho una McLaren, ma la pioggia torrenziale e la guida spedita mi fanno sentire al Gran Premio del Giappone sul circuito del Fuji, peccato che abbia ancora l’auto sostitutiva — gentilmente concessa dalla carrozzeria che sta ancora riparando la mia.
Avevo promesso a Cassandra che sarei arrivata a casa alle cinque: sono le cinque un quarto e sono ancora per strada.
Tremo se penso alla reazione dei suoi ormoni, ma mi auguro che la notizia dei cuccioli mi conceda un bonus.
Ho pure invitato sua cognata, e viste le circostanze del mio immaginario: Britney è l’equivalente di Niki Lauda.
Credo sia meglio chiamare Luca: se potesse raggiungermi in anticipo per darmi una mano, sarebbe perfetto.
“Amore!”
“In che guaio ti sei cacciata?”
Rido.
“Perché sei così prevenuto?”
“Non mi chiami mai a quest’ora e il tuo tono di voce è tra l’adrenalinico e il disperato.”
Se sapesse che sto guidando una Panda con la stessa foga di un pilota di Formula Uno, non la prenderebbe benissimo.
“Avevo promesso a Cassandra che sarei rientrata presto per aiutarla e invece sono ancora in macchina… e tu dove sei?”
“Sto uscendo ora, forse hai bisogno di me.”
“Togli il forse, sei un tesoro, ti aspetto a casa!”
E mentre penso alla sfortuna astrale che mi accompagna da sempre, realizzo che se un ragazzo così adorabile si è messo sulla mia strada, è sicuramente perché Saturno si è distratto e qualcosa è andato dritto.
Entro in casa, appendo il cappotto e butto la borsa sulla poltrona.
“Sono a casa!”
Max corre a salutarmi. Lo accarezzo, scosto la frangia dai suoi occhi per capire di che umore possa essere Cassandra, ma è poco attendibile: questo cane è l’immagine della felicità.
E lei dov’è? Sento il profumo della sua cucina, vedo la tavola apparecchiata nel suo stile e un centrotavola di agrifoglio che deve aver allestito con le sue mani, ma di lei neanche l’ombra.
Salgo le scale e mi sembra quasi di vederla: dentro la vasca, avvolta da una nuvola di schiuma e circondata dalle sue candele profumate: il pit stop rilassante che meriterebbe dopo una giornata trascorsa ai fornelli. E quando mi trovo di fronte al bagno e al fascio di luce che fa capolino da sotto la porta, mi viene voglia di fuggire.
Okay: è vero che è la mia migliore amica, è vero che vivendo sotto lo stesso tetto abbiamo raggiunto un certo livello d’intimità, ma sentirla fare sesso con il suo fidanzato, no, non era previsto, questo è troppo anche per me.
Scendo le scale di soppiatto pregando di non essere scoperta, esco di casa come se non fossi mai rientrata, ma dopo aver chiuso la porta, mi accorgo di aver lasciato la borsa sulla poltrona con le chiavi dentro.
Fantastico: pensavo che a uccidermi sarebbe stato l’abuso di calorie di questa cena e invece morirò assiderata.
Quanto può durare questo amplesso? Ma sopratutto, come lo spiego che sono fuori di casa senza cappotto e senza chiavi?
Capiranno che sono entrata, che li ho sentiti, anzi peggio, dopo aver confessato che ho visto Max e Lolita concepire una cucciolata, penseranno che ho spiato dal buco della serratura: sono una donna finita.
“Cosa fai qui fuori?”
È la voce di Dio?
No. È Luca.
“Amore…” dico mentre corro ad abbracciarlo.
“Perché sei senza giacca?”
Perché dopo aver sentito i gemiti di piacere di Cassandra, durante un coito che non mi sono sentita di interrompere, sono fuggita di casa.
Toppo truce?
“Ti aspettavo e distrattamente mi sono chiusa fuori.”
Sto sbattendo le ciglia per essere più credibile.
“E non possiamo suonare? Qualcuno ci aprirà…”
Ma mentre lo vedo allungarsi verso il campanello, mi accorgo di uno strano sacchetto che tiene tra le mani e cerco di distrarlo per prendere tempo.
“E quello cos’è?”
“Vischio.”
“Appendiamolo alla porta e baciamoci.” dico avvicinandomi alle sue labbra. E mentre cerco di tergiversare usando le effusioni, Tommaso apre la porta.
Divento tutta rossa: sono imbarazzata.
“Che ci fate qui fuori?”
E si fa pure delle domande?
“Stavamo attaccando il vischio e la porta si è chiusa.”
Luca mi guarda con un’espressione traducibile in: ‘che cavolo stai dicendo Willis?’ Io faccio finta di niente.
Mi fiondo in casa e mi trovo di fronte Cassandra che sembra ringiovanita dieci anni.
Sapevo che non era il caso di interrompere.
Mi fa strano, ma mi sforzo di abbracciarla.
“Tesoro sei riuscita a fare tutto — ma proprio tutto — e il risultato è magnifico.”
“Ti piace il centrotavola?” chiede entusiasta.
“Tantissimo.”
“A proposito…” bisbiglia “Abbiamo fatto la pace… e non sai come…”
Vedo Tommaso fare cenno a Luca di seguirlo in cucina a bere qualcosa. Cerco i suoi occhi, lui solleva lo sguardo con aria complice e gli sorrido. Ma ora che sono rimasta qui in salone, sola con Cassandra, mi sento come Cappuccetto Rosso nella tana del lupo.
Deglutisco.
“Tommy si è presentato un’ora fa e sai che ha fatto?” dice in tono malizioso.
“La tavola! Guarda: io aggiungerei una candela al centro. No?”
Ma lei continua: “Dopo avermi sbattuta contro il muro per baciarmi come un selvaggio…”
“Quella rossa, quella rossa che ci ha regalato mia madre: che subito abbiamo disprezzato, ma adesso può essere utile…”
“Ho capito che era eccitato ed era venuto per darmi una cosa…”
Non credo di poterlo reggere.
“Posso bere un bicchiere d’acqua?” chiedo nervosa.
“E sai cosa aveva in mano?”
“Il fusto di agrifoglio per il centrotavola?” suggerisco imbarazzata.
“Ma no!”
Ecco, lo sapevo.
“La disdetta del contratto per l’acquisto del divano… E a quel punto abbiamo fatto sesso!” conclude soddisfatta.
Come si dice? Levate i calici!
Cassandra sta controllando le lasagne, io cerco di dimenticare e Max scodinzola. Più o meno da un’ora: da quando è stato informato che Lolita sta arrivando.
Suonano alla porta e il mio cane sembra impazzito: deve essere il dottore.
“Luca puoi andare tu?” dico cercando di trattenere l’irruenza di Max.
Luca va ad aprire e mi trovo di fronte a un quadretto che mai avrei pensato di gestire con questa calma: lui ed Enrico, uno di fronte all’altro.
Lo fa accomodare, prende il suo cappotto e io e Cassandra lo raggiungiamo per fare gli onori di casa. Gli presentiamo le nostre rispettive metà e come la provvidenza vorrebbe, suonano di nuovo alla porta: Britney e Giulio sono arrivati.
Enrico è sorpreso, non credo immaginasse che gli avrei organizzato un appuntamento a casa mia, ma non sembra affatto dispiaciuto.
Li vedo stringersi la mano, guardarsi con una certa intesa e mi sento soddisfatta.
E quando sono ormai convinta che tutto andrà bene, mi accorgo che Britney ha messo gli occhi su Enrico.
“Tu devi essere l’eroe di cui tutti parlano…”
“Non ho fatto granché: ho solo restituito un cane al suo padrone.” conferma timidamente.
“Ma se non fosse successo, credo che Melissa non mi avrebbe mai perdonato.”
Perché non mi sento di contraddirla?
“Quindi, ti ringrazio di cuore, se non fosse per te, non saremmo mai diventate amiche.” conclude.
Amiche… non esageriamo. Ma nonostante ogni molecola del mio corpo faccia di tutto per evitare ogni tipo di coinvolgimento emotivo, lei mi abbraccia, lasciandomi di stucco.
“Ti ho comprato un regalo.” sussurra.
Ora sono davvero diventata di pietra.
I ragazzi brindano, Cassandra si rimette ai fornelli e io ne approfitto per chiamare il dottore che doveva già essere qui.
Mi trasferisco in salone, Cristina mi segue e francamente, inizio a sentirmi un po’ a disagio.
“Posso dartelo ora?” mi chiede eccitata.
“Ehm… un momento, faccio solo una telefonata al dottore per chiedergli se sta arrivando.”
Lo chiamo, ma non risponde.
“Arriverà… non preoccuparti, avrà avuto un imprevisto in ospedale…”
Annuisco, ma non averne la certezza non solo mi mette in ansia per la promessa che ho fatto a Max, ma soprattutto perché lo sguardo languido che vedo di fronte a me, in cerca di attenzioni, non è quello del mio cane, ma quello di Britney.
“Tieni, questo è per te.” mormora porgendomi una scatola rossa infiocchettata.
“Non dovevi disturbarti.”
Lo dico per circostanza, ma sono davvero sorpresa che abbia avuto questo pensiero.
“Apri e dimmi se ti piace…”
Il suo entusiasmo fa tenerezza, il mio cuore si sta sciogliendo e non riesco a capacitarmene. Non mi resta che agire: apro il pacco e sopra un cuscino di ovatta vedo una piccola corona di cristalli dorati.
“Dove l’hai trovata?” chiedo sorpresa.
“Ti piace?”
“È splendida…”
Avrei voglia di provarla, ma poi rovinerei la sorpresa a Cassandra.
“La mia è color argento…” dice gongolando. “A proposito: abbiamo notizie di Karl?”
Perché improvvisamente mi sento in colpa? Cos’è questa improvvisa necessità di vuotare il sacco? Forse dovrei dirle la verità. Sì insomma, lei mi ha appena fatto un regalo, io dovrei ricambiare con un po’ di sincerità. Le dirò di Jerôme, lei capirà e insieme organizzeremo la festa di addio al nubilato più bella della storia. È un lieto fine che non avevo previsto, ma questo è anche il bello della vita.
“Melissa…”
La sua voce mi riporta nel mondo reale, è evidente che le mie considerazioni devono essersi prese più tempo del dovuto.
“Cristina, il nostro rapporto è cambiato molto nell’ultimo periodo…”
“È vero: abbiamo legato tantissimo, ora siamo amiche.”
Ancora con queste amiche?
“Be’ sì… e a tal proposito, c’è una cosa che vorrei dirti…”
“Lo so già.”
È impossibile.
“Come lo sai già?” chiedo esterrefatta.
“Vuoi dirmi che hai accettato la mia proposta di vivere insieme, non è così?”
Il cuore si sarà anche sciolto, ma il cervello è ancora tutto intero: non ci penso proprio.
“No. Cassandra vive ancora qui…”
“Ma è questione di poco.”
Ci mancava lei a ricordarmelo.
“È vero, ma è ancora la mia coinquilina e non voglio affrontare ora l’argomento.”
“Ma quando sarai pronta, so che farai la cosa giusta.” conclude abbracciandomi di nuovo.
Se crede di comprarmi con una coroncina, è proprio fuori strada.
“Quindi, se non è questa la cosa che devi dirmi…”
A interromperla è lo squillo del telefono: il dottore mi sta richiamando.
“Melissa, credo di essere davanti a casa Sua, ma non vedo il campanello.”
In sottofondo sento il guaito innamorato di Lolita, è proprio qui.
Mi precipito alla porta, apro e lo accolgo come il salvatore della patria.
“Buonasera dottore…” dice Cassandra stringendogli la mano. “Sono contenta che sia venuto. E complimenti per i cuccioli!”
“Quali cuccioli?” chiedono Luca e Tommaso all’unisono.
“Quelli di Max e Lolita!” interviene Cristina.
“E se vi state chiedendo se sia davvero Max il padre, la risposta è sì: Melissa li ha visti mentre…”
È come se una ventata gelida fosse entrata dalla finestra, peccato che sia tutto chiuso. Questa ragazza ha un tempismo così delicato.
“Brindiamo!” dico accaparrandomi uno dei calici.
Tutti mi seguono alzando il bicchiere e amo pensare che abbiano già dimenticato l’imbarazzo di poco fa.
La cena è stata fantastica, il menu era delizioso. Anche Britney ha aggiustato il tiro. Enrico e Giulio non si sono tolti gli occhi di dosso per tutta la sera e il dottore ci ha raccontato alcuni episodi divertenti — tra cui la mia irruzione in ospedale — regalandoci uno spettacolo senza precedenti. Sentirlo parlare di me, in modo così comico, ha fatto ridere anche me.
Lolita e Max sembrano davvero una mamma e un papà — seppure non abbia mai assistito al loro accoppiamento — e non vedo l’ora che arrivi il gran giorno.
Ma il tempo passa e anche il momento in cui Cassandra se ne andrà diventa sempre più imminente.
Gli invitati sono già andati via, restiamo noi quattro a sistemare, divisi a coppie: Tommaso e Cassandra in cucina, io e Luca in salone. Max e Lolita dormono beati sul tappeto.
A lavoro finito, esco di casa per portare fuori la spazzatura, Luca mi accompagna.
“Sembri triste…” mormora.
“È stata una cena bellissima…”
“Ma…”
“Cassandra sta per andarsene e se penso che sta per chiudersi il capitolo della nostra vita insieme…”
Quei punti di sospensione a cui si aggiunge un tono straziante dovrebbero riassumere perfettamente il mio stato d’animo, ma non sembra abbastanza, vorrei aggiungere che la proposta di Britney rende tutto più difficile, ma prima che possa renderlo partecipe, lui mi anticipa:
“Si chiude un capitolo e se ne apre un altro…”
“E Cristina mi sta pressando per farne parte: vuole prendere il suo posto… ti rendi conto? Come posso essere felice?”
La mia ironia si tinge di disperazione, ma entrambi non possiamo fare altro che metterci a ridere.
“E non hai pensato a me?” mi chiede. “Potrei offendermi…”
È una proposta? Mi sta chiedendo di vivere insieme?
“Stai dicendo che non ti dispiacerebbe considerare questa folle idea?”
“Sto dicendo che abbiamo lasciato qualcosa in sospeso.”
E lì, sotto quel vischio che avevamo abbandonato qualche ora fa, arriva il bacio romantico che stavo aspettando.
Che sia questo l’inizio del nuovo capitolo della mia vita?
TRENTUNESIMO EPISODIO
Illustrazione: Valeria Terranova