ave mi cede il passo per uscire, abbottono la mia giacca da black friday e saliamo in auto per raggiungere il ristorante.
Tengo lo sguardo fisso sulla strada, ripensando alla mia ultima mezz’ora di vita: una parte di me vorrebbe convincersi che questa assurda faccenda sia il frutto di un semplice malinteso, ma l’altra non può far altro che mettersi a osservare per trovare le risposte alle domande che mi tormentano. Dave tiene una mano sul volante e con l’altra sposta lo specchietto retrovisore nella sua direzione per sistemarsi i capelli. Questa ossessione per l’aspetto avrebbe dovuto mettermi in guardia, e invece l’ho sempre sottovalutata. Lo sanno tutti che gli uomini che curano molto la loro immagine nascondono una femminilità latente.
Chi cerco di prendere in giro? E poi, questo invito a cena inaspettato è troppo sospetto.
“Come mai la Franceschetta?” chiedo tentando di tastare il terreno.
“So che ti piace, volevo andare a colpo sicuro.”
Ma se ci sono stata una volta sola e mezzo secolo fa.
“E al lavoro? Tutto bene?”
“Insomma… il mio preparatore ha un problema a casa con la moglie, ma spero si risolva in fretta.”
Sta parlando di sé in terza persona?
“Cosa di preciso?” chiedo deglutendo a fatica.
“Lei lo ha tradito e lui l’ha scoperta…”
La sua frase mi lascia di sasso. Potrei starmene zitta, evitare di fare altre domande che potrebbero distruggere la nostra vita perfetta, ma se non parlo adesso, so che dovrò tacere per sempre, e non sono disposta ad accontentarmi di una vita perfetta solo all’apparenza.
“Lo ha tradito con un uomo o con una donna?” chiedo cercando di nascondere il mio coinvolgimento emotivo.
“Con una donna?” Dave scoppia a ridere. “Che idee ti vengono?”
Se ride è un buon segno, significa che è estraneo alla questione. Un punto per me.
“Bè, non è così insolito, conosco persone che hanno scoperto la loro omosessualità avanti con gli anni…”
“No… è un uomo. Un tizio che ha conosciuto durante un viaggio di lavoro.”
“E adesso?” chiedo trepidante.
“Stanno andando da un terapista di coppia. Ho cercato di fargli capire che è stata solo una scappatella, ma lui non vuole saperne.”
“E se non fosse solo una scappatella?”
“Eva, può succedere di tradire…”
Me lo sta confessando? Ora? Sulla sua macchina nuova mentre indosso le Louboutin più scomode della storia?
“A me non è mai successo… e a te?” chiedo timorosa.
“Di tradire?” e scoppia a ridere ancora una volta. “Ma si può sapere cosa ti prende, stasera?”
Ora so che la risata non è affatto un buon segno. Ride per camuffare l’imbarazzo. Ne sono sicura. E mentre cerco di tenere a bada la folle tentazione di dirgli del messaggio che ha mandato in fiamme la mia serata di fuoco, il Q7 si ferma davanti al ristorante.
Scendiamo dall’auto e raggiungiamo l’ingresso.
L’ultima volta che sono stata qui ero felice. Dio, quanto vorrei che ci fosse Michi per dirmi cosa fare. Entro sforzandomi di sorridere, prendo la mano di Dave e mi lascio condurre al bancone del bar.
Un ragazzo si avvicina a noi chiedendomi il nome della prenotazione. Si volta verso la sala, adocchia il tavolo che sta per liberarsi e mi chiede di aspettare qualche minuto per poterlo preparare. Faccio per girarmi a riferire il messaggio, ma Davide si è allontanato ed è circondato da un gruppo di ragazzi.
Forse Andrea è uno di loro.
Mi siedo al bar osservandoli in lontananza, mentre la ragazza che sta dietro il bancone mi chiede se voglio da bere.
Quanto tempo è passato dall’ultimo Moscow Mule? Tanto, troppo tempo. E stasera direi che ho bisogno di farmi un goccio. Ne ordino uno e mi rimetto a scrutare il gruppo sospetto prestando attenzione ad ogni singolo movimento.
La ragazza mi porge il cocktail, tiro la cannuccia e sono già a metà. Forse sono solo tifosi della sua squadra, Dave è uno dei giocatori di serie A, è un personaggio amato… ma, un momento, che sta facendo quello alla sua destra? Gli ha appena toccato il sedere, l’ho visto con i miei occhi! Ossantocielo!
Faccio per abbandonare lo sgabello e fiondarmi su di lui, quando la barista si avvicina e mi dice: “Mi piace la tua giacca.”
Lo sporcaccione dovrà aspettare: qui si sta parlando del mio stile.
“Grazie. L’ho comprata a New York.” dico con nonchalance rimettendomi seduta.
“Moschino?”
Questa è una ragazzina e la mia giacca è vintage. Come può averla riconosciuta? È fantastico!
“Come fai a saperlo?” chiedo piacevolmente incuriosita.
“Mia madre ne ha una uguale.”
È un disastro: non solo sono al ristorante con un presunto marito gay e traditore, ma c’è pure questa che mi ha scambiato per sua madre.
“Tua madre ha buon gusto”, dico mentre affondo i cubetti di ghiaccio con la cannuccia. Lei mi sorride e mi lascia per preparare un altro cocktail.
A un tratto, è come se mi vedessi dall’esterno. Che scena patetica: sola al bancone di un bar con un bicchiere tra le mani, mentre penso a quelle di un altro che stringono le natiche di mio marito. Devo reagire, non sono venuta qui a farmi massacrare impunemente.
Mi alzo decisa e raggiungo Dave. Mi avvicino, gli metto una mano sotto il braccio e tengo gli occhi fissi sul suo presunto amante.
“Ragazzi scusatemi, ma mia moglie ha bisogno di me”, dice spettinandosi il ciuffo castano.
E mentre tento di carpire la reazione dell’altro, lui mi gira le spalle senza darmene la possibilità. Si allontana insieme agli altri, lasciandoci soli.
“Ci sediamo, amore?” mi chiede divertito.
“Ci stanno preparando il tavolo, dobbiamo aspettare al bar.”
Dave si siede vicino al Moscow Mule che ho abbandonato poco fa, lo afferro quasi fosse l’unica cosa a cui aggrapparmi, appoggio le labbra alla cannuccia e lo bevo tutto d’un fiato. Ora mi sento meglio.
Mi volto per controllare che Andrea sia effettivamente sparito, poi mi giro di nuovo verso Dave. Lo guardo piena di ammirazione, non riesco a credere che quello che ho letto sul suo telefono possa essere vero. In effetti, non c’è nessuna prova schiacciante che dimostri la sua colpevolezza. Forse dovrei smettere di pensarci e godermi la serata.
La barista è tornata e la vedo mangiarsi mio marito con gli occhi, ma ormai ci sono abituata: se dovessi preoccuparmi di tutte le mocciose che gli girano attorno, avrei smesso si vivere da un pezzo. E poi è risaputo che l’effetto dell’alcol altera la realtà, specie se assunto a stomaco vuoto.
“Il solito analcolico?” gli chiede sorridendo.
“Sì grazie, e tu Eva, cosa prendi?”
Mi sento le braccia pesanti, gli occhi a serranda, ma ho bisogno di bere.
La ragazzina si è già allontanata, Dave alza un braccio per attirare la sua attenzione e la chiama per nome: “Andrea…”
Lei si avvicina e mi chiede: “Tu cosa prendi?”
Un defibrillatore. Grazie.
Non ci credo: è lei che mi sta soffiando il marito.
Sapevo che Davide non era gay, avrei dovuto considerare l’ipotesi che si trattasse di una donna. In tutto il mondo Andrea è un nome usato anche al femminile. Pure Sofia gioca con una Lego Friends che si chiama così, e adesso, questo modellino componibile sta mandando tutto in pezzi.
La guardo con gli occhi sbarrati, incapace di agire. È bassa, anonima, anche il suo make-up è cheap, com’è possibile che un essere tanto insignificante sia l’amante di mio marito? A questo punto, credo avrei preferito fosse un uomo.
Devo distruggerla. Posso distruggerla.
“Cosa prendi?” mi domanda per la seconda volta.
“Un altro Moscow Mule.”
“Tesoro, non ti riconosco!” dice lui scoppiando a ridere mentre guarda Andrea con aria complice.
Sono io che non ti riconosco, penso. Mi porti qui con l’inganno facendomi credere di voler passare una serata romantica, e invece, scopro che è solo un pretesto per stare con quella che ti ha appena scritto un messaggio sconveniente recapitato addirittura nel mio armadio. Come si permette di trattarmi così?
E mentre cerco un escamotage legislativo per evitare la galera, nell’eventualità in cui decidessi di ucciderla per giusta causa, lei mi serve il cocktail con cui perdere i sensi. Fisso il bicchiere che sto per scolarmi, lo afferro e lo butto giù tutto d’un fiato.
Lui ha la bocca spalancata e l’espressione di chi non crede ai suoi occhi. E se fosse solo un brutto sogno? Ma il ragazzo della sala si avvicina e mi riporta alla realtà:
“Ragazzi il vostro tavolo è pronto.”
“Questo è proprio un c***o di black friday!”
Il cameriere mi guarda interdetto: “Come scusa?”
Non posso averlo detto davvero. Di nuovo.
“Questo è proprio un pazzo bel friday!” invento lasciandomi sfuggire una fragorosa risata.
“Ah”, dice lui sollevato. “Credevo di aver capito una cosa diversa.”
Lo seguo barcollante mentre cerco di raggiungere il tavolo. Il mio posteriore fa un tonfo sulla sedia, e un sorriso malinconico fa da cornice alla mia faccia. Davide si siede e mi prende la mano: “Tutto bene?”
“Credo di dover passare un attimo alla toilette.”
“Certo, vuoi che ti accompagni?”
“Ci vado da sola, grazie.”
Mi alzo, recupero la mini Luggage che ho gettato sul pavimento e mi dirigo verso il bagno.
Ma passando dal bancone del bar, vedo Andrea che mi fissa. Potrei andare dritta per la mia strada fregandomene del suo sguardo inquisitore, ma qui c’è solo una donna sotto accusa, e quella donna non sono io.
“Sei innamorata di lui?” le chiedo minacciosa appoggiando la borsa sul bancone.
Il suo volto cambia espressione, abbassa gli occhi sugli spicchi di limone, senza dire una parola.
Starò anche perdendo lucidità, ma il mio istinto mi dice di insistere.
“Hai sentito cosa ho detto? Ti ho chiesto se sei innamorata di lui.”
“Non so di cosa stai parlando”, risponde senza riuscire a reggere il mio sguardo.
“Non metterti a fare giochetti con me. Ho letto il tuo messaggio di stasera.”
“È una faccenda che dovete risolvere da soli, non mettetemi in mezzo.”
“Sei tu che ti sei messa in mezzo!” grido senza rendermene conto.
E mentre l’alcool mi aiuta a tirar fuori quello che fino a ora non sono riuscita a dire, Dave interviene portandomi fuori dal locale.
Dopo dieci minuti in macchina, arriviamo sotto casa senza esserci rivolti una parola.
Prendo le chiavi dalla borsa e mi dirigo verso la porta d’ingresso.
La lucidità mi ha definitivamente abbandonato, non riesco nemmeno a centrare il buco della serratura.
“Posso aiutarti?” mi chiede premuroso.
Lo guardo: vorrei prenderlo a pugni, ma le lacrime prendono il sopravvento e riesco solo ad abbracciarlo.
“Perché? Dimmi: perché?”
“Eva, vieni dentro, fuori fa freddo”,
Varco la soglia e mi levo le scarpe, tentando di mantenere un briciolo di dignità. Poi, la stessa domanda: “Perché?”
“Non c’è un perché, è successo e basta.”
“Sei innamorato di lei?”
“Innamorato… non saprei.”
“Questo devi risparmiarmelo, devi dirmi la verità. Sei o non sei innamorato di lei?”
Lui non risponde.
“Ti prego Dave, guardami.”
La compassione che vedo nei suoi occhi non lascia spazio a nessun tipo di dubbio.
“E io?” chiedo mentre le lacrime mi offuscano la vista.
La scena è ancora più patetica della precedente. Sono una moglie tradita e ubriaca che sta al centro del soggiorno di casa sua, mentre il marito cerca di negare di essersi innamorato di un’altra. Come posso uscirmene con una battuta così triste?
L’alcool non ha solo abbassato le mie difese, mi sta addirittura porgendo una bandiera bianca nel tentativo di limitare i danni.
“Tu sei mia moglie, la madre di mia figlia…”
“Ma non sei più innamorato di me.”
Lui rimane in silenzio con lo sguardo fisso sul pavimento. Non è nemmeno riuscito a finire la frase. O forse sono io che ho preferito concludere perché non sono pronta a sentirlo dire da lui.
In certi momenti sembra che il dolore non sia mai abbastanza. È come se tentassi di farmene un’overdose per non sentire più niente.
“Perché lei?” gli chiedo strofinandomi gli occhi.
“Che domanda è?”
“Il nostro matrimonio è andato in pezzi e tu mi chiedi che domanda è?”
“So come ti senti.”
“No, non lo sai. Io non ti ho mai tradito. Voglio delle spiegazioni! Perché lei?” insisto fissandolo.
“È lei. È come mi guarda…”
“Okay, basta così.”
Lo lascio in soggiorno e mi chiudo in bagno, dove un paio di ore fa immaginavo ‘il dopo’ della mia serata di fuoco. Mi tolgo la giacca, il vestito, i collant. E rimango davanti allo specchio: con il mio completo di pizzo nero. La testa mi gira e i pensieri vanno più in fretta. Corrono dalla ragione per ricordarle che esiste anche la follia: sarò anche pazza, ma non sono pronta ad arrendermi. Lei è solo una stupida Lego Friends. E non mi faccio soffiare mio marito da una come quella.
Mi presento sulla porta della camera con la mia lingerie di Victoria’s Secret, ma Dave è ancora vestito. È seduto sul letto e mi guarda con un’espressione confusa.
“Ho bruciato due torte a causa tua, direi che un dopo me lo devi.”
Mi avvicino e raggiungo le sue labbra.
SECONDO EPISODIO
Illustrazione: Valeria Terranova