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l mio veterinario è differente.
Non assomiglia a quello dell’amaro Montenegro, non va sui monti a salvare gli stambecchi, non credo nemmeno che abbia un sidecar, ma quando c’è bisogno, so sempre dove trovarlo.
Si chiama Franco, lo conosco da vent’anni, da quando ho iniziato a pensare io stessa ai miei animali.
Speedy aveva un problema al cuore, Rhett era un vero duro che combatteva per amore e Vinicio, il gatto della mia tarda adolescenza, battezzato con il nome di un caro amico, era un figo di quartiere — non sterilizzato.
Sono cresciuta con la convinzione di possedere un dono: prendermi cura degli animali che non avevano più una casa e se Dio li faceva capitare davanti alla mia, non era...