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27 Dic

Come vuotare il sacco di Babbo Natale

SACCO

Puoi vivere serenamente per qualche anno, simulare l’arrivo di Babbo Natale per qualche Vigilia: preparare il suo spuntino di mezzanotte con latte, biscotti e anche carote per le sue renne, liberare il camino dagli addobbi che gli impediscono il passaggio, aspettare che tutto taccia e posizionare i regali che hai cercato e trovato seguendo le indicazioni della letterina. Ma prima o poi, succederà che la tua figlia maggiore, qualche giorno prima dei preparativi, verrà da te e dirà: mamma, lo so che tu vuoi che io ci creda ancora, ma io so che Babbo Natale non esiste. I ruoli improvvisamente si scambiano, la guardi quasi piangendo e sussurri: tu mi stai dicendo che Babbo Natale non esiste? Come puoi fare questo a tua madre? Preferiresti rifarti dieci di ore di travaglio, piuttosto che occuparti di questa delicata questione, eppure ti tocca: devi dissuaderla. Come si fa? La prima cosa da fare è capire che cosa l’ha indotta ad essere tanto sicura, chiedendole se sono state le sue compagne di classe a dirle una cosa del genere. Lei ti risponde: no mamma, le mie amiche ci credono ancora e non voglio essere io a dirglielo, ma l’anno scorso, il papà è venuto a prenderci a tennis e mentre tornavamo a casa, da dietro i sedili, ho sentito il verso del giocattolo che Carola aveva chiesto a Babbo Natale. Lì ho capito che il Babbo che porta i regali è il nostro, non quello che vive al Polo Nord. – La colpa non poteva che essere di quell’imbecille che ha messo il seme per concepirle, di chi altro poteva essere? – Superare lo shock della totale deficienza paterna avrà effetti disastrosi sui miei tempi d’improvvisazione, che si accorceranno decisamente, ma non mi perdo d’animo e le parole mi escono da sole: tesoro, sei una bimba sveglia e non voglio prenderti in giro, io non ho mai visto Babbo Natale, ma questo non significa che lui non esista, forse è vero che non è mai stato qui, ma potrebbe essere stato nelle case di quei bambini che non possono ricevere regali. Ecco perché sono sicura che lui esiste. Sei d’accordo? Potrebbe essere così? Le chiedo incalzando. Potrebbe essere così, ma allora perché non me lo avete detto subito? Perché avete voluto che credessi in lui, che mi affezionassi a lui, quando sapevate dall’inizio che un giorno avrei saputo la verità e ci avrei sofferto? Ora, veramente, non so più cosa dire, il suo ragionamento non fa una piega e io sto pure facendo la figura della mamma sadica che per anni si è divertita a prendersi gioco di lei. Abbasso lo sguardo, come a volerle dare non una, ma duecento ragioni e dico: forse ho sbagliato, ma la gioia che sta negli occhi di un bambino che crede a Babbo Natale è uno dei bonus più fighi dell’essere mamma. Mi ha abbracciato forte, non ho ancora ben chiaro chi stesse consolando chi, ma ho capito che credere a questa magia è come giocare a una staffetta tra generazioni che si tramandano una tradizione, il cui testimone è Babbo Natale.
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How to spill Santa Claus’s beans – You can live peacefully for some years, simulate Santa Claus coming at Christmas Eve: prepare his snack with milk, cookies and some carrots for the reindeer, make room among Christmas decoration to let him get in, wait for the still night and place the presents you found and bought strictly following the instructions of the letter. But, sooner or later, your elder daughter, some days before Christmas, will tell you:mum, I know you would like I still believe in him but I know that Santa Claus doesn’t exist. Roles have turned upside down, you look at her, almost in tears, and whisper: you are telling me that Santa doesn’t exist, aren’t you? How can you do that? You’d rather experience other ten hours of birth labour than dealing with this delicate issue yet you have to: you have to convince her that Santa Claus exists. How can you do this? The first thing to do is trying to understand how comes she’s so sure asking her if her classmates had told her so. She replies: No, Mum, my friends still believe in Santa and I don’t want to be the one to tell them the truth but last year, Dad came to pick us up after a tennis match and I heard the bell of the toy that my sister Carola had asked Santa for Christmas. That moment I understood that our Santa was not the one living at the North Pole.– And so that’s his fault, the fault of that idiot who gave his semen to give birth to them, who else? – Dealing with the shock of their dad’s stupidity will have terrible effects on my improvisation talent but I don’t give up and words come easy: darling, you’re such a clever girl and I don’t want to take a mickey out of you, I’ve never seen Santa Claus but this doesn’t mean he doesn’t exist, perhaps he’s never been here but he could have given presents to poor children. That’s why I’m sure he exists. Do you agree? Can’t it be this way?  I ask her. It can be this way so why haven’t you told me before? Why did you want me to believe in him, to love him when you already knew that one day I’d have known the truth and I would have suffered from this? Now, really, I don’t know what to say, her logics is perfect and I make the impression of a sadist mum who had laughed at her for years. I look down as to apologize two hundred times and I say: maybe, I got wrong but the joy in the eyes of a child who believes in Santa is one of the best things of being a mother. She hugged me tight and I still don’t know if I was comforting her or if she was comforting me, but I realized that believing in this magic is like a relay race handing over a tradition in which the baton is Santa Claus.