mma ha nove anni e crede ancora a Babbo Natale – ma è questione di tempo. A due anni lo conosceva già: era suo amico. Prima era solo una cosa epistolare, poi è diventata una cosa seria. La letterina è sempre stata la parte più divertente. Perfetta, concisa, creata dall’innocenza per arrivare dritta al sodo.
“Caro Babbo Natale, come stai?
Quest’anno non sono stata bravissima, ma ogni volta che facevo qualcosa di sbagliato provavo a rimediare.
Forse quello che ti sto chiedendo – forse – è troppo, ma ci sono delle cose che desidero da tempo.
Una sfilza di roba
Grazie mille Emma.”
Dopo tre anni anche Carola entra a far parte del fan club di Babbo Natale, e anche lei deve sapere come si dà il benvenuto.
“Lui viene una volta all’anno: se falliamo siamo fritte. Hai capito Carola?”
“Capito.”
“Dobbiamo preparare lo spuntino… vieni.”
La favola vorrebbe che loro si arrangiassero a fare tutto senza distruggere la cucina, ma siccome è impossibile, nella realtà le aiuto io e chi se ne frega della favola.
“Ora che abbiamo il latte e i biscotti?” chiede Carola impaziente.
“Aspetta”, dice Emma tirandomi la gonna, “possiamo dargli anche un piatto di tagliolini al salmone della nonna?”
“Non senza un cucchiaio di Alka Seltzer…” rispondo.
“Come?”
“No amore, è meglio di no.”
“Okay. Adesso Carola – seguimi – prendiamo le carote e le mele per le renne che ci dà la mamma, e aspettiamo.” conclude strizzandole l’occhio. Carola si mette a ridere.
“No! Adesso è ora di andare a nanna.” dico io imperativa.
“E va bene…”
“Carola, vieni qui”, dice Emma prendendola per mano, “a nanna ci andiamo solo per finta.”
Ma il sonno ha la meglio e dopo dieci minuti si addormentano. Io e mio marito siamo pronti a entrare in azione.
Stavolta abbiamo ingaggiato anche quelli dell’A-team. L’elicottero atterra in giardino e le sue pale tagliano a metà la mia macchina, ma fa lo stesso. Scendono impavidi e aiutano mio marito a prendere i regali in cantina, a portarli in casa, e a liberare il camino dalle decorazioni. Posizionano i regali a forma di Pentagono, e Sberla scrive la letterina che di solito lascia Babbo Natale per ringraziare le bimbe dello spuntino. (Le nostre calligrafie sono troppo riconoscibili ormai. Anche se scriviamo con la mano sinistra tremando.) Mr. T finisce i tagliolini al salmone di mia suocera, salutano e se ne vanno. E ora, finalmente, possiamo infilarci i nostri pigiami a forma di renna e tuffarci nel lettone a guardare il Piccolo Lord. – Mio marito mi odia. Dopo sette ore è la mattina di Natale. Le bimbe scendono giù dal letto e corrono in salone a controllare che tutto sia come deve essere.
“Guarda Emma, ha mangiato i biscotti!” esulta Carola mettendosi una mano sulla bocca dallo stupore “Le renne invece hanno lasciato qui tutto: si vede che non avevano fame.” conclude.
“Carola, vai a svegliare la mamma e papà…”
“No! Vacci tu. Io voglio aprire i regali.”
“Ma tu non sai leggere, devo guardare io quali sono i tuoi. Intanto vai.”
“E va bene…” si incammina sbuffando.
Carola entra in camera, solleva le corna da renna del mio pigiama, e mi sussurra:
“Mamma, guarda che è Natale.”
Io salto giù dal letto sentendomi la madre peggiore del mondo per non essermi svegliata prima di loro, e improvviso:
“È arrivato Babbo Natale?”
“Certo che è arrivato, vieni a vedere!” dice prendendomi la mano. Mi conduce davanti al Pentagono. I regali sono stati smistati in tre lotti: quelli di Emma, quelli di Carola, e un gruppo di pacchetti non identificati che è stato ributtato dentro il camino.
“Papà! Vieni a vedere: è arrivato Babbo Natale!”
dico euforica.
“Eccolo!” grida lui catapultandosi fuori dal letto.
“Forza! Apriamoli! Mamma dacci una mano.”
Io mi chino, mi siedo sul tappeto e comincio a godermi le loro espressioni di sorpresa. Carola è entusiasta. Emma un po’ meno.
Per lei non sembra essere il Natale di sempre e io devo scoprire perché.
“Emma vieni con me.” le dico facendole segno di seguirmi. Ci allontaniamo dalla zona regali e raggiungiamo la sua cameretta.
“Amore sei strana… cosa c’è?”
“Mamma, lo so che tu vuoi che io ci creda ancora, ma so che Babbo Natale non esiste.”
I ruoli improvvisamente si scambiano: la guardo quasi piangendo con un espressione traducibile in: tu stai dicendo a me che Babbo Natale non esiste? Come puoi fare questo a tua madre? Preferirei ripetere un travaglio piuttosto che uccidere il suo amico: devo dissuaderla. Ma come? La prima cosa da fare è capire che cosa l’ha indotta ad essere tanto sicura:
“Perché dici così?”
“Perché sì.” risponde abbassando lo sguardo.
“Sono state le tue compagne di classe?”
“No mamma, le mie amiche ci credono ancora… è stato papà…”
“Papà?” chiedo basita.
“Stamattina la Carola ha aperto il suo regalo gigante e il suo pupazzo fa lo stesso rumore.”
“Quale rumore?”
“Quello che ho sentito due giorni fa nel bagagliaio di papà, quando è venuto a prendermi dalla nonna. È lo stesso verso che fa il peluche di mia sorella!”
“Ti sarà sembrato…” dico in modo convincente.
“No mamma. Il Babbo che ci porta i regali è il nostro, non quello che vive al Polo Nord.”
La colpa non poteva che essere dell’uomo che ha messo il seme per concepire le mie figlie, di chi altro poteva essere? Superare lo shock della totale deficienza paterna avrà effetti disastrosi sui miei tempi d’improvvisazione, che si accorceranno decisamente, ma non mi perdo d’animo e le parole mi escono da sole.
“Tesoro, sei una bimba sveglia e non voglio prenderti in giro, io non ho mai visto Babbo Natale, ma questo non significa che lui non esista, forse è vero che non è mai stato qui, ma potrebbe essere stato nelle case di quei bambini che non possono ricevere regali. Io sono sicura che esiste.”
“E perché non me lo hai detto subito?”
E Perché il mio cervello non riesce a produrre una risposta dignitosa?
“Perché hai voluto che ci credessi, che mi affezionassi a lui?” insiste. Mayday, mayday: qui serve un piano B. Non so più cosa dire, il suo ragionamento non fa una piega e io sto pure facendo la figura della mamma sadica che per anni si è divertita a prendersi gioco di lei. Devo reagire:
“Forse ho sbagliato, ma la gioia che sta negli occhi di un bambino che crede a Babbo Natale è una delle cose più belle del mondo.”
Emma mi abbraccia forte.
Un momento: chi sta consolando chi?
“Stai tranquilla mamma, alla Carola non dico niente.”
“Sarà il nostro segreto, okay?”
“Okay!”
Si allontana con un sorriso felicemente ritrovato e raggiunge il salone con lo stesso entusiasmo di sempre. E mentre penso alla punizione da infliggere a mio marito, penso anche che questa magia non è destinata a durare per sempre, ma è mio dovere farla durare il più a lungo possibile.
Illustrazione: Valeria Terranova