To top
16 Nov

Crème de La Mer

enrica alessi beauty

enrica alessi beauty

 

Q

uanti ricordi può contenere una memoria? Dopo un po’ di tempo, è come se lei stessa facesse una selezione per salvaguardare lo spazio, conservando solo i più importanti. E le chiacchierate, le lunghe chiacchierate con mio padre, ancora oggi, sembrano mantenere una sorta di priorità su tutto il resto. Lui era il mio eroe, era il dottore dello spazio, era l’uomo del mare. Ogni volta che torno qui, in quella che fu la nostra casa dopo l’incidente, e mi affaccio sulla terrazza da cui si vede l’oceano, mi pare di vederlo: lì, sulla spiaggia, a cercare le risposte alle sue domande, a godersi i momenti di solitudine che aveva imparato ad amare. Si era rassegnato: i segni dell’esperimento mal riuscito, causato dall’esplosione di un razzo, lo avrebbero accompagnato per il resto dei suoi giorni, le cicatrici provocate dalle ustioni chimiche sarebbero rimaste sul suo viso per sempre e il suo aspetto non sarebbe più stato lo stesso: né la medicina né la scienza gli avrebbero offerto la cura che cercava disperatamente. Ma non erano le ferite a cambiare l’immagine che avevo di lui, ma la tristezza che esse gli procuravano, che leggevo nei suoi occhi. Avevo paura che non avrebbe più sorriso come una volta e anche io, come lui, cominciai a detestare quel mondo fatto di calcoli e formule che mi aveva sempre affascinato. Ma un giorno, passeggiando sulla spiaggia, mi disse che il mare aveva la capacità di portare via i cattivi pensieri: erano le onde a trascinarli lontano, per poi riportarli a riva carichi di quella stessa forza che li aveva allontanati, e dopo essere riemersi, parevano diversi, trasformati. Uno di quei cattivi pensieri diventò un’idea. C’era una pianta che aveva catturato la sua attenzione: il fuco marino, il nome mi faceva sorridere, lo avevo battezzato come la pianta miracolosa di papà. Mi disse che era uno degli organismi che crescono più velocemente sulla terra, le sue fronde erano altissime e potevano ricrescere fino a mezzo metro al giorno, questo dava la possibilità alla pianta e all’ecosistema di rimanere intatti, e quella straordinaria capacità di rigenerarsi lo aveva incuriosito, le sue proprietà nutrienti e il modo di trattenere l’idratazione sembravano rispondere alle speranze curative che stava aspettando. Ma ancora non sapevo che insieme avremmo scritto la storia di un incidente destinato a concludersi in un miracolo. Amo pensare che fu una delle mie domande a fornirgli la più importante delle illuminazioni: la pianta, una volta tagliata, avrebbe perso la sua linfa vitale, come impedirlo? Era un quesito semplice, partorito dalla mente di una ragazzina ingenua e sensibile, ma ne rimase stupito. Mi accarezzò i capelli, sorrise e mi promise che non l’avrebbe lasciata morire. Se fosse riuscito a riprodurre lo stesso habitat in cui la pianta era cresciuta, lei stessa avrebbe continuato a vivere. Il mio eroe avrebbe unito natura e scienza in un processo capace di potenziare i semplici ingredienti fino a trasformali in qualcosa di più grande della somma delle singole parti. Si procurò delle grandi vasche e mi chiese di aiutarlo a riempirle d’acqua, l’acqua dell’oceano in cui la pianta cresceva. Simulò la luce del sole usando le lampade e riprodusse il ritmo naturale delle onde con le note sonore registrate su alcune audiocassette, poi immerse il suo preparato per lasciarlo riposare. Ci vollero mesi, anni, infiniti tentativi ma la sua idea prese vita: nacque la crema con cui avrebbe curato la sua pelle. Il suo uso regolare riuscì a rigenerarla, a levigarla, con il tempo il tono migliorò, le cicatrici diventarono meno visibili, i rossori e le irritazioni scomparirono. La pianta miracolosa, che così avevo battezzato, si era unita all’energia dei processi di fermentazione assistita, alla forza della natura e il risultato fu ciò che lui chiamò il brodo miracoloso: la pozione magica che mi restituì il sorriso dell’uomo che amavo di più. Una formula che non conosceva formule, ma la sola anima del mare. In onore della crema originale, La Mer ha creato una Limited Edition di Crème de la Mer: una variante vintage decò, ispirata al design della Crème originariamente creato dallo stesso Dr. Huber nel 1983.

Illustrazione: Valeria Terranova