To top
7 Mar

Fashion Week

enrica alessi scrittrice crem's blog

enrica alessi scrittrice crem's blog

N

e ero certa, mi sembrava quasi di vederli i fiori sugli alberi, e invece, è arrivata la neve: fresca e abbondante e ha coperto di bianco anche quella primavera che, almeno nei miei sogni, era già arrivata. Autunno-Inverno, lo sanno tutti. Ci sono anche le Fashion Week: è io dovrei saperlo, anche se è un po’ che non pratico. Anni fa era diverso, la settimana della moda era un appuntamento fisso e imperdibile. Era l’occasione di incontrare Franca Sozzani da Vogue Talents, di fare una foto con lei e di intervistare i giovani designer. L’opportunità di farsi conoscere, di andare alle sfilate, di essere in prima fila, o giù in fondo, dove non si vede niente. Non mi sono fatta mancare nulla. Le feste più belle, e quelle in cui non c’era un’anima, ma giusto un ‘butta dentro’ per riempire il locale. E le foto. Quante foto. E una sola garanzia: di venire malissimo ogni volta che mi facevo immortalare con un mio idolo. Credo ci sia stata una sola eccezione: Parigi, Grand Palais, 2012.
Fuori dalla sfilata di Chanel mio marito mi scatta una foto insieme a Baptiste Giabiconi. Io indosso un cappello a forma di cuore di Francesco Ballestrazzi, e un sorriso a sessantadue denti. Poi, le cose sono cambiate. Ho passato la mia ultima fashion week in una camera d’albergo a scrivere, non potevo farne a meno. Uscivo solo per nuotare, giusto per permettere alla governante di pulire la mia stanza. E non perché la moda non mi interessasse più, ma non mi bastava vederla, io volevo scrivere di moda, e per tutte e due le cose non ci sarebbe stato il tempo. Ma anche volendo non sarei riuscita a starle lontana: quando qualcosa ti appassiona, ti basta guardarti intorno per riuscire ad assorbirla, la senti nell’aria, sui social, sui giornali. Ho scritto tanto, ma spesso, ero troppo ricercata, troppo poco ‘alla portata’: non ci mettevo il cuore. Quello era solo un piccolo assaggio di me, giusto per farmi un’idea, e capire se l’oggetto in questione potesse interessare. Se non gli fai vedere chi sei, come possono sapere in cosa ti senti capace? Il mio grillo parlante aveva ragione. C’è una cosa che so fare bene: descrivere il mio punto di vista all’interno di un contesto: la mia vita. Semplice e imperfetta. Niente di più. Ho scoperto che ci sono persone che si svegliano la mattina per leggere le mie storie, persone che si divertono, che mi paragonano a Sophie Kinsella, a Carrie Bradshaw. Persone che bramano i miei racconti a puntate, come gli episodi di E.R. Le cose sono cambiate: io, che me ne andavo in giro con sandali acrobatici di Zanotti e shorts di Caterina Gatta come se niente fosse, sfidando le intemperie di Milano e Parigi, ora sono qui, sulla scala di casa, in cerca di ispirazione. Ma più guardo le novità, più sono convinta di ciò che ho sempre pensato riguardo alle novità: se una cosa vi piace e siete sicuri di poterla indossare, non curatevi del giudizio altrui. Se indossate qualcosa di ricercato – facilmente attaccabile – siate capaci di interpretarlo raccontando una storia. E chi se ne importa delle critiche, perché la storia è vostra, scritta con uno stile unico e personale. Non abbiate il timore di osare. E puntate tutto sugli accessori: i pezzi iconici di stagione sono sempre un asso nella manica – da indossare generalmente a spalla. Siate unici, siate voi stessi, ma datevi un tono, lavorate sullo stile, perché la storia del bello dentro non basta. Anche Valentino Garavani vi direbbe la stessa cosa, ma a modo suo.

Illustrazione: Valeria Terranova