To top
29 Apr

Il campo minato

enrica alessi not for fashion victim

enrica alessi not for fashion victim

 

 

È

in momenti come questo che mi piacerebbe disporre di un telecomando per mettere in pausa la scena.
Thor continua a fissarmi mentre si dirige verso di noi. Quanto gli ci vorrà per raggiungermi? Dieci secondi? Forse meno e non ho il tempo di elaborare una strategia. Sarò costretta a presentarlo alle ragazze, ma in che veste? Lui è quello che sta iniziando a intagliare le cicogne che dovevano essere una sorpresa?
Ma prima che possa imbastire uno straccio di improvvisazione, lui è già davanti a me.
“Oh! Ciao.” dice sorridendo.
Mi sento avvampare.
Avverto un certo trasporto nel tono della sua voce, ma l’espressione sorpresa lascia intendere che si sia accorto di me soltanto adesso.
Si volta verso le ragazze, poi di nuovo verso di me, quasi aspettasse le presentazioni dovute: un brivido mi corre lungo la schiena. Non so cosa fare.
Ma Britney pare avere le idee più chiare delle mie: gli prende il viso tra le mani e lo bacia.
Un bacio vero, alla francese, così, senza preavviso.
Guardo Cassandra e sembra più meravigliata di me: a questo punto mi domando se a stupirla sia solo il gesto di per sé o se, piuttosto, la bellezza disarmante di colui che sta continuando a darci dentro come se noi non esistessimo.
Il bacio si conclude un secondo più tardi e anche se non sono stata io a partecipare a quella respirazione bocca a bocca dai risvolti passionali, d’istinto, prendo fiato.
Giungo con rammarico alla conclusione che la mia capacità di fraintendere, forse, è un po’ troppo accentuata, e nonostante abbia invidiato Britney — nei cinque secondi di apnea — realizzo pure che il senso di colpa, provocato da quell’involontario turbamento interiore, è finalmente scomparso.
Cassandra allunga la mano verso Thor per presentarsi, sapevo che il tubino del malaugurio non avrebbe portato niente di buono: non mi resta che pregare.
“Piacere, sono Cassandra.”
“Alessandro, piacere. Cristina mi ha parlato di te: congratulazioni.”
“Che gentile, grazie.” dice sfiorandosi quell’accenno di pancia che assomiglia più a un gonfiore intestinale.
“Di cosa ti occupi… Ale?”
Non capisco se sia davvero interessata o se stia solo cercando di intrattenerlo per non farlo andare via, e da come lo guarda, direi più per la seconda ragione.
“Gestisco una falegnameria con mio padre, facciamo tutto su misura.”
“Ma è fantastico: avrei giusto bisogno di un paio di armadi…”
L’effetto di Thor sugli ormoni è implacabile di suo, figuriamoci su quelli di una donna in gravidanza.
“Scommetto che sono la tua specialità…” aggiunge con tono melenso.
Sto per cadere a peso morto dallo sgabello: è la fine.
Lui continua a tenere Britney per mano, ma si volta verso di me, mi guarda con uno strano sorriso e dice: “l’intaglio è la mia specialità.”
Questo è il momento di fingere un attacco di colite. Ma mentre faccio per scendere dallo sgabello e dire a tutti che mi sento costipata, Britney prende la parola.
“Scusa! Non ti ho ancora presentato Melissa: il mio capo.”
Confermo la mia versione: è più simpatica quando beve.
“Piacere.” dico prontamente allungando la mano.
La disperata ricerca di complicità che il mio sguardo cerca di esprimere dovrebbe fargli di capire di reggermi il gioco, ma la mia mano rimane sospesa per qualche secondo, in uno spazio che va dal mio torace al suo, aspettando la sua.
“Piacere.” dice divertito. “Allora sei il capo di Cristina…”
“Sì. E lei è la mia migliore amica.”
Preferisco precisarlo indicando Cassandra, nel caso non fosse chiaro che il momento di recitare non è ancora è finito.
“Ci siamo già presentati…” interviene lei sistemandosi i capelli.
“E sai che tra poco la vedremo sul giornale?” aggiunge Britney rivolgendosi a Thor. “Grazia pubblicherà un redazionale dedicato alle mamme in forma e ci sarà una sua foto, non è fantastico?”
Assolutamente. In senso letterale però: se Luca non riuscirà a far cambiare idea a sua madre, quella foto non sarà altro che un fatto immaginario privo di ogni reale fondamento. Meglio non pensarci.
“Davvero?” chiede lui piacevolmente sorpreso.
“Sì: è il merito è solo di Melissa.” conferma Cassandra.
Sento tutti gli occhi si di me: questa cosa a quattro mi sta uccidendo: devo tagliare la corda.
“Ragazzi, scusate, vado un secondo in bagno.” dico scendendo dallo sgabello.
“Vuoi che ti accompagni?” mi chiede Cassandra.
Speravo lo dicesse.
Devo tenerla lontana da Thor e mettere al sicuro il mio segreto.
“Grazie.” mormoro.
Si alza, mi prende a braccetto e mi scorta verso la toilette in cui probabilmente è già stata, e durante quel breve tragitto, non smette di elogiare la coppia che abbiamo appena lasciato.
“Non sono deliziosi? E lui poi… caspita: è un figo atomico.”
Ma dai? Non me ne ero accorta.
Stiamo per varcare la soglia del bagno, quando si ferma e dice: “non assomiglia a Chris Hemsworth?”
“Sì, infatti, in Thor, per essere esatti.” rispondo divertita.
“Brava! È identico.”
Ora almeno possiamo parlare di lui usando lo stesso nomignolo.
“È così dolce con lei…” continua mentre si guarda allo specchio sistemandosi il vestito.
“Dolce? Ma se stava per staccarle la bocca con il bacio di poco fa?”
Cassandra si mette a ridere.
“In effetti sembravano avere una certa intesa.”
“Non è che sembrava: Cristina ha detto apertamente che a letto è una favola.”
“Giusto.”
“E comunque credo che dovremmo lasciarli soli, non ti senti di troppo?” chiedo incalzante.
“Certo che no… e poi sei stata tu a invitare Cristina…”
“Era in lacrime per il suo gatto, che altro potevo fare? Ma ora si è ripresa, non ha più bisogno di noi…”
“Invece sì.”
Avrei preferito parlarle di Luca dopo il nostro weekend romantico, ma credo a questo punto che non mi resti scelta: devo fare leva sul suo passato misterioso per convincerla a filarcela.
“C’è una questione delicata di cui vorrei parlarti.”
“Ah sì?” chiede curiosa. “Di che si tratta?”
“Della mia relazione con Luca.”
“E perché non me lo hai detto subito?”
“Per non farti preoccupare.” dico a fil di voce tentando di enfatizzare un finto dramma.
Cassandra abbocca.
“Salutiamo Cristina e andiamo da me, Tommy è uscito con i suoi amici.”
Si precipita fuori dal bagno, la seguo.
Torniamo al bancone e noto che i nostri bicchieri sono ancora pieni, che quello di Britney è vuoto e che la coppietta è scomparsa.
“Se ne sono andati?” chiede Cassandra al barista.
“Sì, la ragazza ha offerto il giro e ha detto di salutarvi.”
Il suono di quelle parole sembra accompagnato dall’Alleluia di Cohen.
“Possiamo restare qui.” suggerisco.
“Il tavolo ormai sarà pronto.”

Il tavola si trova al centro della sala: la posizione è ottima: Cassandra è seduta di fronte a me e da qui riesco a tenere d’occhio l’ingresso — non si sa mai.
Ma mi sento al sicuro e forse, la chiacchierata che non avevo preventivato mi farà stare meglio.
Ci portano i menu, ci servono da bere, ordiniamo, e l’attesa del rancio diventa l’occasione per iniziare il mio racconto.
“Cosa c’è che non va?” mi chiede premurosa.
“A essere sincera tra noi va benissimo, ma non ti sbagliavi… ci sono cose del suo passato che non conosco e quando cerco di scoprirle, non so mai da che parte cominciare: è come fare jogging su un campo minato.”
Cassandra pende dalle mie labbra.
“Con lui non sono mai abbastanza diretta, la paura di sentirmi invadente mi frena e lui non è certo quello che si sbottona facilmente.”
“Sono stata io a metterti questi pensieri, vero?”
“In effetti sì, ma presto o tardi, avrei sentito io stessa l’esigenza di ricomporre il puzzle.”
“Quindi che hai scoperto?” mi chiede afferrando un panino dal cestino che ci è stato appena servito.
“Che avevi ragione: suo padre è un miliardario.”
Il panino ritorna al suo posto.
“Che cosa?” chiede sorpresa.
“Suo padre è un pezzo grosso di Estée Lauder: ha rivoluzionato l’azienda, incrementando il suo valore di mercato del 247%.”
Ho imparato questo dato a memoria e credo che non lo scorderò più. Ogni volta che lo dico ad alta voce — e di solito succede quando sono da sola in macchina — mi conferisce autorevolezza.
Cassandra mi guarda sbalordita.
“Sei sicura? Estée Lauder, l’impero della cosmesi quotato in borsa?”
“Ne esistono altri?”
“Hai capito il prode Achille!” esclama. “A questo punto la mia domanda è più che lecita: cosa ha spinto Luca a trasferirsi?”
“Suo padre gestiva l’azienda da New York, Luca si era laureato in economia, gli aveva chiesto di raggiungerlo e di affiancarlo in questo grande progetto, ma lui ha rifiutato.”
Conosco Cassandra fin troppo bene per non capire cosa mi dicono i suoi occhi e nonostante una parte di me finga di ignorarlo, suggerendo all’altra di parlare della versione yuppie del mio ragazzo, lei mi precede.
“E sappiamo tutte e due che non è stato il suo amore per i cavalli a portarlo qui…”
“Già.” mormoro.
“Forse era in conflitto con i suoi genitori, entrambi ricoprono due ruoli importanti e a nessuno piace farsi pilotare la vita.”
“Potrebbe essere, non lo escludo. E se fosse per una relazione passata di cui non mi ha mai parlato?”
“È una possibilità che dovresti considerare.” conclude riappropriandosi del panino. “Ma lo hai detto anche tu: è passata, non credo che dovresti preoccuparti di una vecchia storia d’amore: lui è pazzo di te.”
Sono curiosa di sapere cosa dirà, quando la mia chiaroveggenza mi darà ragione e verrà fuori che la sua ex è anche una ex modella.
“Lo so…” mormoro. “Pensa che stamattina è partito per vendere il suo appartamento di Milano…”
“Questa è una buona notizia: ha intenzione di restare.” dice deglutendo.
“E mi ha regalato un weekend romantico per soddisfare ogni mia curiosità… in senso letterale… intendo.”
“Anche questa è una buona notizia: in senso letterale e non.”
Ci mettiamo a ridere.
“Quando partite?”
“Venerdì dopo il lavoro, a proposito: potresti tenermi Max?”
“Certo: non ci sono felci in giro per casa.” dice in tono spiritoso. “Tu divertiti e pensa positivo, sono certa che qualsiasi cosa verrà fuori, insieme saprete affrontarla.”
“Sai a cosa penso?”
“No, i tuoi pensieri sono sempre un po’ contorti.”
“Ci vorrebbe un regolamento per stabilire con esattezza la quantità esatta di passato degli ex che ci spetta. Forse eviteremmo di farci domande su una fetta di storia che non ci appartiene e che nove volte su dieci decidiamo di non considerare, mettendoci una pietra sopra.”
“Forse hai ragione: amiamo le persone per ciò che sono, non per ciò che sono state… ma nel tuo caso il mistero è così fitto che sarebbe un peccato non risolverlo e smembrarlo in tanti piccoli pettegolezzi…”
Nessuno le darebbe torto.

Britney si è scusata per essere fuggita dal ristorante senza nemmeno salutarci, io non la ringrazierò mai abbastanza per averlo fatto — anche se in segreto.
Abbiamo fissato un appuntamento con i ragazzi di Parma per la prossima settimana e sono certa che Minou ce la farà. Anche Lolita sta meglio, il dottore mi ha riferito che il suo appetito è decisamente migliorato.
Sono le sette di venerdì sera, Cassandra è appena passata a ritirare Max e io sono sul divano in attesa che Luca passi a ritirare me. È già per strada, sarà qui tra poco.
Guardo il trolley sulla porta pronto a partire ed è come se uno schermo a raggi X mi consentisse di individuare la posizione precisa degli oggetti al suo interno. In realtà, non ricordo nemmeno dove ho messo il pigiama, la sola cosa che mi sembra di vedere è il nuovo libro di Jerôme che è arrivato proprio ieri: adagiato con cura su una pila di vestiti piegati, probabilmente vicino all’asciugacapelli.
Pare che tutti i pianeti abbiano deciso di concedermi la grazia di allinearsi come si deve per regalarmi uno splendido fine settimana romantico: fa quasi paura crederci.

 

 

QUARANTASEIESIMO EPISODIO

Illustrazione: Valeria Terranova