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10 Dic

Il peggior Natale della mia vita — e non è il film con Fabio De Luigi

storie di ordinaria follia

storie di ordinaria follia

 

I

l Natale si avvicina.

È da sempre la mia festività preferita perché sa di famiglia, di calore, di affetto e naturalmente di cene e pranzi che non sono nemmeno paragonabili a quelli dei matrimoni.

È il momento in cui siamo legittimati a goderci tutto, dagli antipasti ai dolci — il plurale in questo caso ci sta, anzi è d’obbligo.

Ma quello che mi piace di più è l’organizzazione dell’allestimento natalizio. Addobbare la casa in vista del Natale è una cosa seria e, riprendendo un concetto espresso da Luciano De Crescenzo in uno dei suoi film, gli uomini si dividono in uomini di libertà e uomini d’amore, in alberisti e presepisti, io e Furio ci siamo spartiti i ruoli.

Io sono alberista, lui è presepista.

L’albero è la mia passione. Ogni anno lo decoro in modo diverso e cambio i colori. Faccio una lista di ciò che manca e la sobrietà va a farsi benedire. Non sono decisioni da rimandare o da prendere sotto gamba. Le decorazioni natalizie sono essenziali e prioritarie a questo punto dell’anno. Se si arriva troppo tardi si rischia di non trovare la pallina o la decorazione giusta che fa la differenza e nulla può essere lasciato al caso.

Questa volta mi sono mossa per tempo — anche perché detesto beccarmi i rimproveri di Furio per essermi ridotta all’ultimo momento: se si chiama Furio, questa è una delle ragioni — lui, invece, per giustizia divina, è partito in ritardo.

Ha deciso di realizzare a mano il presepe. Quando mi ha rivelato la sua intenzione mi sono un po’ preoccupata. I veri presepisti iniziano a luglio, ma pian piano ha creato le case, le botteghe e la grotta.

Vista la situazione e il coprifuoco, abbiamo deciso di passare le nostre serate a dipingere le casette e a prepararlo come si deve. Adesso mancano solo i pastori che devono essere inseriti e posizionati seguendo una simbologia ben precisa, e tutto avrei immaginato, ma mai di ritrovarmi nel bel mezzo di una pandemia a costruire di sana pianta il nostro primo presepe.

Questo Natale avrà un sapore diverso e auguro a tutti di poterlo trascorrere in serenità, per quanto sia possibile in un momento come questo. E, mentre sto qui a spennellare la grotta, mi ricordo che, in fondo, ogni anno festeggiamo la nascita della speranza nonostante tutto.

E quindi penso e spero che ognuno di noi riesca a superare le sfide che la vita gli pone: un passo alla volta, come in un percorso a ostacoli. Se poi ci si tiene per mano diventa tutto più facile.

Ma la domanda è: ce la faranno i nostri eroi ad arrivare sani e salvi al 31 dicembre e a lasciarsi alle spalle questo annus horribilis?!

Mi piace pensare di sì. Dopo tutto, la speranza è l’ultima a morire.

Testo e illustrazione di Valeria Terranova