La felicità sta in un paio di jeans - comodi

28 Nov

All’essere femminile piace soffrire: sembra la solita frase fatta, ma non lo è. Solo la donna riesce a complicare in modo macchiavellico ciò che è semplice, grazie alla sua abilità nel trasformare piccole avversità in problemi di natura esistenziale e cercando le soluzioni dove è matematico che non possano essere. Quando si tratta di felicità, la donna vive nella più grande delle contraddizioni, è come se sapesse di averla in una delle tasche del suo cappotto e preferisse non scucirle per dimostrare a se stessa che può indossarlo con eleganza anche senza infilarci le mani dentro. Sa che per aprirle ci vuole un attimo, ma scegliere la via più semplice è un insulto alla sua intelligenza, tanto che, per principio, non solo si rifiuta di prenderla, ma si dirige addirittura dalla parte opposta. La donna ama incasinarsi la vita e lo fa con ogni mezzo: con il cibo, con gli uomini, anche con i jeans. Il dramma comincia nel momento in cui deve decidere quali mettersi: larghi o stretti? La vestibilità innesca una sorta di empatia: quelli che le cascano a pennello sono belli, comodi, confortevoli e sbattuti in fondo alla pila perché rappresentano la via facile; il suo cervello scarta questa opzione catalogandola come troppo semplice, quindi troppo stupida. Quelli stretti, invece, sono in pool position; sembra che le stiano porgendo un invito a farsi indossare, ma in realtà le stanno lanciando una sfida all’ultimo bottone che lei raccoglie senza indugio. Pur sapendo che sono fottutamente fastidiosi e che tenerli addosso sarà una tortura, se li infila ugualmente, perché l’alternativa più difficile è scomoda e non è stupida. Ma alla fine dei conti, non può negare a se stessa che è sempre nel paio comodo, semplice e stupido che si nasconde la vera felicità, quella che non ammette finzioni e che sta nella semplicità di riconoscere e vivere un’emozione apparentemente stupida, al contrario dell’infelicità, che sta nella difficoltà di riconoscere e vivere la semplicità di un’emozione apparentemente stupida. Un paio di jeans non sono quindi un esempio “calzante”?

HAPPINESS MEANS A PAIR OF JEANS – A CONFORTABLE ONE – Women like suffering: it seems a common place but it’s not the case. Only women are able to make things difficult thanks to their ability to change small everyday problems into big universal issues trying to find a solution where it is obvious that there’s no solution whatsoever. When it comes to happiness, women experience a series of contradictions, it’s a bit like having it in a pocket of a jacket and not open it to show they can wear it elegantly without putting hands in the pocket. They know that opening this pocket may be easy but choosing a shortcut is an offence to their wit, so much that not only women don’t take shortcuts but they go the other way round. Women love to mess about and they do it in any possible way: food, men and even jeans. The trouble starts when she has to decide which ones to wear: wide or skinny? Their fitting creates a sort of empathy: those which perfectly fit are nice, comfortable and of course not chosen as they represent the shortcut; the brain immediately abandons this option as it’s too obvious, too easy, a choice for dummies. The skinny ones, on the contrary, gain the pole position; there, ready to be worn, the last ditch effort, or better, the last button effort. Women know these jeans are not comfortable at all and wearing them will be a torture, but they do as the most difficult option is not for dummies of course. Yet, at the end of the day, we cannot deny that real happiness means a comfortable, wide, dummy pair of jeans, happiness that doesn’t allow for fake attitudes, the ability to recognize and appreciate an emotion that can seem stupid apparently. On the contrary, unhappiness means the difficulty in recognizing and appreciating an emotion that can seen stupid, apparently. Are jeans an example that “fits”?