a paura ha il potere di creare situazioni al limite della realtà, calcola che quello che mette insieme la paura, neanche Steven Spielberg. E quando sei in casa da solo e il cane abbaia, nella tua testa può succedere qualsiasi cosa. Cominci a vedere Ghostface di Scream dappertutto, suona il telefono e pensi a The Ring, e se hai sete, ma per raggiungere la cucina devi scendere le scale, non bevi: la scena de L’Esorcista in cui Regan le fa capovolta, non l’hai mai dimenticata. Il cane smette di abbaiare, ti tranquillizzi. Decidi di sederti in balcone, di accenderti una sigaretta e di guardare il cielo stellato. Ti fai coraggio: come si fa con i bambini. Dai, non avere paura. Guarda che è tutto finto. Il sangue è pomodoro. Ma poi, l’occhio cade sul cancello, sulla grondaia, e ti chiedi: e se il pazzo fosse fuori e lo vedessi arrampicarsi come Spider Man? Un brivido ti corre lungo la schiena, gambe e braccia si paralizzano. Resti duro come un blocco di marmo, ti guardi intorno — ma solo con la coda dell’occhio, perché non vuoi saperlo, se c’è davvero qualcuno alle tue spalle. Poi, ti metti a fissare il cane, che è rimasto lucido e non ha perso la capacità di valutare l’effettiva gravità della situazione, e non abbaia più. Un sospiro di sollievo. Il dorso della mano elimina gli eccessi di sudore freddo e ti rimetti buono, un altro po’. Ma la paura è instancabile, appena ti senti meglio, torna a farsi viva, e non è una visita di cortesia. Un messaggio che arriva sul telefono ti mette in allerta. Il cane potrebbe essersi distratto, ma tu sei stato attento e hai sentito un rumore: uno strano rumore. Il coraggio si mescola alla curiosità, creando un composto che scioglie la colla che ti tiene seduto sulla sedia. Ti alzi, vuoi andare a vedere. Ti affacci al balcone e vedi un tizio vestito da Clown che sta scavalcando il cancello. Mentre te la fai sotto, vorresti che si infilzasse, giusto per concludere alla svelta il film mentale dell’orrore, che ti stai facendo, ma in fondo, queste emozioni forti ti piacciono, e vai avanti. Lui scavalca il cancello, corre in giardino e cerca di arrampicarsi sulla grondaia. Prendi il telefono e chiami il 911 — no, tu vivi in Italia — allora il 112, il 113 e anche il 118. Non c’è più tempo, devi farti giustizia da solo.
“Ehi clown, Se fai un altro passo, chiamo il mio personal trainer, che abita qui vicino. Ha due braccia così: ti fa nero! ”
Ma lui continua a salire, e in quel momento, capisci che ti devi giocare il jolly.
“Allora non hai capito: sul po tiemp ca m stai facenn perd’r ij, t’avess sparà mocc.”
Il clown si ferma e ti guarda. Hai preso il via, continui a parlare:
“Qui accanto, ci vive Genny Savastano, e se ti trova qui, ti fa ‘nu mazzo tanto. Hai capito mo’?”
“Sì va be’! Quello sta impegnato con Gomorra 4, lo seguo su Instagram, mica sta qua.”
Avrà anche confuso il personaggio con l’attore, ma sta arrivando: è finita.
“C’è anche Ciro. Ciro Di Marzio.”
“E Quello è morto alla fine della terza serie. Però su Instagram è ancora vivo.”
Non ce la si fa. E alla fine, ti ricordi di Zalone in ‘Quo Vado?’, e decidi di raccontargli prima la tua storia. Dopo averla ascoltata — con quello che hai passato — lui ti risparmia. Ma prima di andarsene, ti guarda e dice:
“Comunque non sono un clown, sono Mirko dei Bee Hive.”
Anche la paura è andata via. Ora puoi andare a dormire. No aspetta: qualcosa sta ruggendo! Shhh! Il cane sta russando…Buonanotte.
Illustrazione: Valeria Terranova