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5 Ott

La piccola principessa…la versione femminile del piccolo principe

enrica alessi storie di ordinaria follia grazia

enrica alessi storie di ordinaria follia grazia

 

L

a storia del piccolo principe è già stata scritta, ma in un mondo pieno di principesse, com’è possibile che nessuno abbia pensato a una versione femminile? Deciso: la scrivo io.

Un tempo lontano, in un piccolo pianeta situato nel punto G 612 — che nessun uomo era ancora riuscito a trovare — viveva la piccola principessa. Anita, la sua governante, continuava a ripeterle che era giunto il momento di uscire, di visitare il mondo là fuori, di trovare un marito, di mettere su famiglia, di completare, insomma, tutto ciò che comprendeva il ‘pacchetto principessa’.

“Non devi preoccuparti di nulla: penserò io alla tua rosa, la annaffierò, mi prenderò cura di lei e la proteggerò dai baobab.” la rassicurò. “Anche ai vulcani penserò io, tu vai: da qualche parte c’è un principe che ti aspetta.”

La piccola principessa si mise in viaggio. Non sapeva nulla di quell’universo che si era decisa a esplorare, tantomeno dell’uomo che stava cercando, ma nonostante fosse ormai cresciuta per credere alla favola del principe azzurro, nel profondo del suo cuore, sapeva che quel viaggio avrebbe cambiato le cose per sempre. La sua navicella era avvolta nell’infinito e lei aveva sempre vissuto in uno spazio così ristretto: era curiosa, impaurita e al tempo stesso eccitata. Dopo due ore di viaggio — un po’ per frenesia, un po’ per fare pipì — decise di atterrare su un pianeta poco più grande del suo, si chiamava #VillaggioVacanze29. La piccola principessa scese dalla navicella, si incipriò il naso e sistemò il mantello verde che stava quasi per strozzarla, sollevò lo sguardo e si trovò dritto a una lunga distesa d’acqua. Vederla le mise sete. Si affrettò a raggiungerla, ma quando fece per avvicinarsi e berne un po’, qualcuno glielo impedì. Era bello, alto, con un sorriso super sexy che neanche quello di Mickey Rourke in 9 settimane e ½, le porse il bicchiere e disse: “Fatti un drink.”

Al secondo giro, venne fuori che il tizio si chiamava Alessandro e che lavorava su quel pianeta come animatore.

“Anima che?” chiese confusa.

“Intrattengo le persone ballando e cantando.”

La piccola principessa capì presto che il ragazzo aveva anche una terza specialità nell’arte dell’intrattenimento. Fu soddisfatta, ma aveva in mente un uomo diverso con cui trascorrere il resto dei suoi giorni e si rimise in marcia. Poco più tardi, giunse su un pianeta vicino, di un azzurro decisamente più intenso: #H2OCL, il pianeta dell’acqua e del cloro. Le pozze d’acqua sembravano essere una costante, come la presenza di personaggi interessanti vicino a esse. Stefano era un bagnino, un ragazzo simpatico, gentile, disponibile — forse anche troppo — e perennemente circondato da ragazze in bikini. Ne dedusse che non sarebbe stato facile gestire un uomo tanto ambito e dopo essersi convinta che uno slippino aderente, un paio di occhiali da sole e un fischietto non l’avrebbero mai resa felice, prese la sua decisione: gli disse addio. La piccola principessa sentiva l’esigenza di soddisfare emozioni forti e il suo istinto la condusse sul pianeta #BCPT: il pianeta dei muscoli, abitato dai personal trainer. Un po’ di sport non le avrebbe fatto male e nel mucchio, ne scelse uno a caso, ignara del destino che stava lì ad aspettarla. Simone era spietato, determinato, impassibile. Aveva deciso di farne una promessa del cross-fit, imponendole un nuovo stile di vita fatto di proteine — tante proteine — rinunce, sacrifici, allenamenti estenuanti. Ma la totale assenza di carboidrati nella dieta era troppo anche per lei. Un bel giorno, in palestra, durante una serie di affondi laterali, si guardò allo specchio e disse: “chi me lo fa fare?” e se ne andò. Sul pianeta #Martechef, le cose sembravano andare decisamente meglio. Re Carlo era bello, tenebroso, affascinante ed era un grande chef. Lei, che in cucina era un vero disastro, aveva sempre desiderato un uomo che cucinasse per lei piatti afrodisiaci con cui farla innamorare. Ma il re dagli occhi di ghiaccio aveva altro in mente: era lei a doverlo conquistare con un suo piatto, da preparare con una grande scatola misteriosa, piena di ingredienti a sorpresa. Non poté fare altro che togliersi il grembiule, lasciare la cucina e non tornare mai più. La piccola principessa non immaginava che trovare un uomo fosse tanto difficile, aveva ormai abbandonato ogni speranza, quando il suo sesto senso le suggerì di fare un ultimo tentativo sul pianeta #Terra. Lo aveva visto spesso sui libri, sapeva che era grande, affollato, rumoroso, ma la sua navicella era atterrata su una grande distesa di sabbia in mezzo al nulla: di ombra manco a parlarne, specie quella di un uomo. Smarrita nel deserto del Sahara, a mille miglia da qualsiasi abitazione, stava per dire addio alla sua missione. Sarebbe tornata sul suo pianeta ad occuparsi della rosa, dei baobab, dei vulcani, quando all’improvviso, in lontananza, notò un tizio vestito in modo curioso che armeggiava con un attrezzo gigantesco.

Si sistemò i capelli, prese il rossetto che teneva in tasca e ne passò una dose abbondante sulle labbra: era la sua ultima occasione e non poteva permettersi di fallire. Si avvicinò a lui e con voce sexy disse: “Ma che cosa fai qui?”

“Che sia chiaro da subito: non sono bravo a disegnare le pecore!”

“Pecore? Quali pecore?”

“E anche i boa che mangiano gli elefanti non mi vengono tanto bene.”

Il suo tono era agitato, scortese, sembrava quasi infastidito dalla sua presenza, ma nonostante quei modi burberi, la piccola principessa si sentiva attratta da lui.

“Non hai risposto alla mia domanda…” mormorò.

“Il motore del mio aereo si è rotto, nessuno può aiutarmi e ho acqua solo per una settimana…”

L’aviatore, che sembrava non avere nessuna intenzione di rivelare il suo nome, la incuriosiva sempre di più. Era tutto ciò che non avrebbe mai immaginato potesse piacerle e invece, quell’aria scontrosa l’aveva letteralmente conquistata.

“Se vuoi posso portarti sul mio pianeta…” disse con voce accattivante.

“E dove sarebbe?”

“Nel punto G 612.”

“Okay! So esattamente dove si trova.”

Quella frase era la dimostrazione che il suo istinto aveva ragione: aveva sempre saputo che lui era quello giusto, quello che l’avrebbe resa felice per sempre.

 

Illustrazione: Valeria Terranova