na cosa che adoro della bella stagione è il picnic. Non fraintendermi, non ho nulla contro i ristoranti eleganti e i camerieri vestiti di tutto punto che ti servono il vino e ti chiedono se tutto è di tuo gradimento. – Manco fossi la regina Elisabetta. Il giorno dopo, il mio gomito è estremamente riposato e la mia autostima assolutamente rinforzata. – Anzi, a dire il vero, per un paio di giorni seguenti, saluto tutti con la mano, che si muove nella tipica mossa della paletta regale. Ma il picnic, però, ha un sapore diverso. Il primo sentore è una nota di libertà: il mondo è il tuo tavolo ed il cielo il tuo soffitto. Le mie bambine sono felici e io non ho continuamente il dito puntato verso di loro per costringerle a stare composte, minacciando assenza di televisione/tablet/caramelle per i prossimi 40 anni. Loro sono perfettamente integrate nello spirito del momento conviviale e io me le godo, seduta a gambe incrociate sul panno che uso dai tempi della mia infanzia. Questo modo di mangiare mi fornisce una stupenda scusa per uno strappo alla regola sulla mia dieta perenne. In un ristorante raffinato, un piatto di verdure alla griglia accompagnato dall’odore del pesce alla piastra lo trovi sempre; nel picnic, invece, è più adeguato un panino alla mortadella con un bicchiere di vino rosso, servito in un elegantissimo calice di plastica. Poi c’è il sole che ti bacia la fronte e arrossa la pelle. Se è vero che torni a casa con qualche etto in più sulle cosce, è altrettanto vero che hai una pelle così luminosa che puoi dire alla vicina di casa di essere stata nella migliore delle SPA. E i profumi poi… La pineta è uno dei miei posti preferiti. Trovi sempre un uccellino che ti fa la serenata dall’albero di fronte e, mentre le tue figlie terrorizzano le farfalle, ti senti una principessa delle fiabe con la voglia di cantare – se non fosse che ho il terrore dei volatili, che a cederti il posto nel loro coro, non ci pensano neanche per un secondo. Ultimo grande vantaggio? Per una come me, che passa tutta la settimana con le dita costrette in un paio di scarpe col tacco, durante il picnic, può finalmente rinunciarci; non si è mai vista Jessica Rabbit seduta in un bosco, con un panino alla mortadella in mano. L’unica nota dolente di tutto ciò è che piaccio alle formiche. Non ho ancora capito perché, ma mentre tutta la mia famiglia ne esce indenne, io, quando torno a casa, potrei cibare per settimane una famiglia di formichieri. Comunque non mi pesa: come dice una mia cara amica: la libertà ha sempre un prezzo da pagare.
One thing I adore in the fine season are picnics. Don’t get me wrong, I have nothing against elegant restaurants and impeccably dressed waiters that serve you wine and ask you “is everything to your liking, madam?” – As if I were the queen of England. The next day my arm is extremely rested and my self-esteem absolutely reinforced. – Actually, in truth, for a few days after, I salute everyone in the typical queen manner according to royal etiquette. But then a picnic tastes different. The first inkling is freedom: the world is your dining table and the sky your ceiling. My girls are happy and I am not constantly haranguing them to keep them still, threatening them with no TV/no tablet PCs/no sweets for the next 40 years. They perfectly integrate with the convivial moment and I really enjoy it, I sit with my leg crossed on a cloth that I have been using since I was a kid. This is a way of eating that gives me a really good excuse to forget about my eternal diet. In a refined restaurant a grilled vegetable dish followed by the smell of grilled fish can be found anywhere; as for picnics, instead, a Bologna sausage sandwich with a glass of red wine is most suitable, served in a really posh plastic cup. And then the sun kisses your forehead and reddens your skin. Although it’s true that you’ll go back home weighing a few hectograms in excess all stuck on your tights, it is also very true that you have such a luminous skin that you can tell your neighbor you have been to one of those amazing spas! And the scents… The pine forest is one of my favorites. You can always find a bird singing a serenade from up a tree while your girls scare butterflies away, you feel like a princess in a fairytale with a crave for singing – if it weren’t that I am totally afraid of flying creatures, who do not even dream even for a second of letting me have their place. Last great advantage? For a woman like me, spending the entire week with her toes trapped in a pair of pumps and being able during a picnic to finally give them up; she’s never seen herself like Jessica Rabbit sitting in the woods holding a Bologna sausage sandwich in her hand! The only sore point in the story is that I hate ants. I still haven’t understood why, but while my entire family survives it, when I go home I could feed a whole family of anteaters for a week. I couldn’t care less: as one of my dear friends says “the cost of freedom is always high”.
TEXT BY CLAUDIA MORETTI
Poncho/Skirt: DSQUARED
Sweater: CEDRIC CHARLIER
Belt: JIL SANDER
Scarf: ZARA
Eyewear: PRADA
Boots: CHURCH
Bag: CELINE