“In amore vince chi fugge! “Disse l’omino con la maglia a righe che arbitrava la partita. I giocatori rimasero spiazzati, continuarono a correre senza capire il senso di quella frase. Si era detto di andare dove porta il cuore, ma della fuga nessuno ne aveva mai fatto cenno. Si era detto che non c’erano regole, che tutto era lecito, eppure, ognuno di loro non riusciva a togliersi dalla testa le parole pronunciate dall’arbitro prima del fischio d’inizio. Si era detto di difendersi, ma si era anche detto di attaccare, perché per vincere era necessario segnare e non solo limitarsi ad impedirlo. Tutti i giocatori stavano correndo sulla palla, nessuno la stava evitando, nessuno stava fuggendo e ognuno aveva un ruolo, anche se non espressamente dichiarato. Uno di loro chiese di sospendere per un momento, si sedette in panchina e cominciò a pensare. Chi erano i compagni? Chi gli avversari? Non c’era il colore della maglietta a permettergli di distinguerli, ma gli atteggiamenti, i segni, le emozioni captate in quella caotica situazione, in cui non c’era tempo di riflettere e di agire con freddezza. Qualcuno gli chiedeva di passargli il pallone, ma poteva fidarsi? Era con lui o contro di lui? I suoi segnali sembravano sinceri, ma la possibilità che li avesse male interpretati era da considerare. Doveva cercare di non farsi coinvolgere, ma i sentimenti erano ormai entrati in gioco e la situazione non faceva che complicarsi. Pensò che se i ruoli fossero stati stabiliti dall’inizio, si sarebbe risparmiato un sacco di tempo e di energia, ma a nessuno piaceva vincere facile, seppure tutti si trovassero lì per la stessa ragione. C’era chi si sarebbe messo in gioco, chi avrebbe preferito non rischiare e chi, invece, avrebbe scelto di giocare d’anticipo, mettendo le mani avanti per non subire il fallo a gamba tesa. Pensò che non considerare le conseguenze, probabili e improbabili, avrebbe reso tutto più semplice, le cose sarebbero comunque andate come dovevano andare e fare strategie sarebbe servito a poco. Non si perse d’animo, gli rimaneva l’istinto, l’impressione, il cuore e riprese a giocare. Ora, sapeva come riconoscere chi faceva parte della sua squadra. Non importava che avesse un’indole da attaccante o da difensore, era chi, come lui, credeva che in amore l’unica fuga possibile era quella per la vittoria, quella che si conquista solo attraverso la complicità. Di giocatori ne passarono tanti e alla fine arrivò quello che stava aspettando, quello che si era stancato di correre e che voleva solo sedersi vicino a lui. Si guardarono negli occhi e non dissero nulla. Scappare? E per andare dove? Si fugge da qualcosa che fa paura, non da un’emozione che vale la pena di essere vissuta. La panchina era lì e sentì quelle parole anche se nessuno dei due aveva avuto il coraggio di pronunciarle.
“In love, the winner is the one who flees” once said the man in a striped t-shirt who arbitrated the match. The players were astonished and they kept on running as they didn’t understand the meaning of that phrase. Once someone talked about following the heart’s reason but nobody ever mentioned a flee. It was said there were no rules, that everything was fair and yet nobody of them could get out of their mind the words of the referee before the match. It was said to protect oneself but also to attack as winning means scoring and not only avoiding it. All players were running after the ball, nobody was trying to avoid it, nobody was running away and everybody had a role even if not expressly declared. One of them asked for a time out, he sat down and started to think. Who were his mates? Who were his opponents? It was not only a question of t-shirt colour but their behaviour, emotions grasped in that frantic situation when there was no time to think and be self-controlled. One asked him to pass the ball but could he trust him? Was him for or against? He seemed sincere but he could have misunderstood the signs. He should try not to be too much involved but now there were feelings on the table and the situation was getting more and more complicated. He thought that if roles had been fixed from the very beginning, they could have saved time and energy but nobody wanted easy winning despite they were all there for the same reason. There was someone who would have dared, others would have had a lead over the opponents not to suffer a harsh fault. He thought that not taking into consideration all probable and less probable consequences would have made everything easier, things would have gone as they should and strategies were just pointless. He didn’t lose heart, he had his instinct, his feelings so he started to play. Now he was able to recognise his mates. No matter if they were defenders or strikers, they were those who, exactly like him, believed that in love, the only possible flee was that for victory, the one you can get only thanks to common aid. Many players passed by and finally the one he was waiting for arrived, the one who was fed up of running and only wanted to sit next to him. They looked at each other and didn’t say a word. Escaping? And where? You escape from fear and not from an emotion that is worth a life. The bench was there and he heard those words even if no one of them had dared to pronounce them.
Jacket: BLUGIRL
Dress: CHANEL
Necklace: ANGELINA HEARTMADE
Gloves: CHANEL
Collant: CHANEL
Sandals: VALENTINO
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