i guardo attorno: c’è solo il frigorifero e non posso nascondermi dentro un frigorifero. Ma ammetto che l’idea di fingermi cadavere, avvolto in una coperta, mi alletta: tutta colpa di Fox Crime.
E adesso? Non mi resta che sforzarmi di affinare l’udito per cercare di capire cosa stia succedendo nell’altra stanza — e tenermi pronta a qualsiasi evenienza.
“Mamma… ciao. Non ti aspettavo…”
“Volevo farti una sorpresa!”
I miei vestiti sono sul pavimento: direi che ci è riuscita.
“Tesoro, una domanda…”
Fammi indovinare…
“Di chi è questa camicia?”
Avrei detto i jeans, ma so che la sto sventolando davanti al naso di suo figlio.
“È splendida! Alexander Mc.Queen…”
O Mila è un falco o ha davvero raccolto Black & Gold dal pavimento per leggere l’etichetta.
“Melissa ha buon gusto.”
Il fatto che non abbia messo in discussione che sia mia mi lascia basita.
“Dov’è?” bisbiglia.
“Be’, ci siamo appena svegliati… credo sia… in bagno. Sì, deve essere in bagno.”
Il mio corpo diventa sempre più rigido.
Mi sembra di palpare l’imbarazzo che sento nella voce di Luca, e lei che lo ha messo al mondo, dovrebbe capire che sarebbe stato meglio avvisare.
“Non mi inviti a entrare?”
Non lo ha capito.
Sento le rotelle del trolley sul pavimento e i suoi tacchi che prendono piede nella stanza, poi un tonfo: probabilmente ha appoggiato la borsa sul divano, e ciò significa che si sta accomodando e che io sono finita.
Perché Luca non la colpisce alla nuca con la chitarra? Giusto per tramortirla qualche minuto e darmi il tempo di rivestirmi.
“Avete dormito qui… che romantici… e quello? Cos’è?”
Cos’è cosa? Ho le guance in fiamme. Non starà segnando il reggiseno…
“È una chitarra, il regalo di compleanno di Melissa.”
“Da come la guardi, direi che ha azzeccato in pieno… sì, ti vuole bene.”
Sgrano gli occhi per la sorpresa, ma poi mi acciglio: devo aver capito male.
“Mi piace!” aggiunge.
Sono sempre più accigliata: Luca diceva la verità, le piaccio davvero.
È come se qualcuno mi stesse solleticando il cuore nel tentativo di farlo sorridere, ma non posso cedere: lei è la donna che vuol fare saltare il redazionale di Cassandra. Mi acciglio di nuovo.
“Mamma… non mi avevi detto che saresti rimasta qui…”
“Infatti ho prenotato un albergo, l’ultima cosa che voglio è invadere la vostra privacy…”
Ma pensa.
“Prendiamo un caffè?” chiede.
E lì, mentre cerco di sistemarmi la coperta a mo’ di asciugamano dopo la doccia, realizzando che ci sono situazioni in cui non puoi far altro che recitare per uscirne a testa alta, lei entra in cucina.
“Buongiorno! Stavo giusto per prepararvi il caffè.” esordisco entusiasta.
Luca mi guarda con la stessa espressione con cui Michael Douglas guarda Glenn Close in “Attrazione fatale”, dopo essersi accorto che è una pazza psicopatica e francamente non posso biasimarlo.
“Melissa! Che piacere vederti…”
In déshabillé…
“Anche per me! La prego si accomodi…”
Afferro la sedia facendolo segno di sedersi.
Questo pantomima inizia a piacermi.
“Sicura che non disturbo?”
La sua rapida occhiata alla mia mise infeltrita dovrebbe farmi morire di vergogna, ma come ho detto, sto recitando e Dior sarebbe fiero di me.
“Non vorrà scherzare? Lei è la madre di Luca ed è sempre la benvenuta.”
Con questa il redazionale è assicurato.
“Che cara…” mormora.
Si avvicina, mi bacia e si siede: sembra propensa ad abbracciare questa surreale complicità. Luca, invece, rimane basito e appoggiato allo stipite della porta, a braccia conserte, aspettando la mia prossima mossa.
Credo che inizierò sfilandole la camicia dalle mani. Ma lei mi anticipa.
“Questa deve essere tua.” dice porgendomela. “È splendida, un pezzo da collezione, complimenti.”
Non oso pensare alla reazione di Cassandra se l’avessi rovinata, ma visto che non è successo, credo che riscatterò anche il libro e il cappotto.
“Non è mia.”
Luca mi guarda con un sorriso incoraggiante.
“È di Cassandra, è stata lei a prestarmela.”
Nella mia mente si proietta la scena successiva: Mila mi porge la mano per promettermi che la foto uscirà, ma il campanello suona e la pellicola si brucia, si accartoccia. Quel trillo ha rotto un incantesimo, io mi sento in imbarazzo, lei pure. Giuro che se alla porta c’è suo padre, svengo e non ci penso più.
“Vado a vedere chi è.” interviene Luca.
Rimango in piedi vicino al tavolo, ma lei non dice nulla. E forse preferisco. Se stesse sfruttando questo silenzio per scegliere le parole giuste? Quelle di un discorso rapido ed essenziale con cui chiarirmi che la foto è saltata?
Tutto tace, poi la porta si apre e arriva la voce di un uomo.
“Sei pronto?”
“Dammi un secondo.”
Luca torna in cucina, mi guarda con aria complice e dice: “io devo andare, il potatore è arrivato, Melissa: non avevi un appuntamento anche tu?”
Questo è un segnale: è il momento di filarsela.
“Sì, infatti, devo andare anch’io.”
“Mamma se tu vuoi restare…”
“No, ci mancherebbe, anche io ho un incontro di lavoro, ci vediamo più tardi.” dice voltandosi verso di me. “So che la festa è fissata per domani, ma potremmo cenare insieme anche stasera.”
Due sere di fila? No, non posso reggerle.
“Ho già un impegno… purtroppo. Ci vediamo domani.”
“A domani.” dice alzandosi. “Luca aspetta, vengo con te. Chiama un taxi.”
Mila esce di scena, io vado a vestirmi.
Ho appena congedato mia madre. I cuccioli stanno bene, Lolita ha ripreso la sua vivacità e Max, dopo essere diventato padre, ha assunto una compostezza che lo rende ancora più adorabile. Che bella famiglia.
Ho fame, ho pure saltato la colazione per prepararmi all’incontro culinario che mi aspetta, e sotto sotto, non mi dispiace.
Corro a fare la doccia, lo chef sarà qui tra poco.
Affronterò la sfida in tuta — meglio mettersi comodi. Ho trovato anche questa nell’armadio di Cassandra. Quella sezione di capi abbandonati mi crea dipendenza. Scendo le scale, quando suonano alla porta: deve essere lui.
In quella manciata di secondi, mi chiedo che aspetto possa avere. Lo scopro poco più tardi, quando me lo trovo di fronte, sul monitor del citofono: è il sosia di Antonino Cannavacciulo e tiene in mano un paio di tegami.
“Ciao! Ti aiuto?” dico premendo il pulsante per aprire il cancello.
“Ci riesco, grazie.”
Si avvicina e ha un’aria familiare, dove posso averlo visto?
“Melissa?”
“Sì, sono proprio io.” dico mentre chiudo la porta.
“So chi sei, non ti ricordi di me?”
Allora avevo ragione: dannata memoria.
“Ho difficoltà a memorizzare i volti delle persone, me la cavo meglio con gli animali… sono un veterinario…”
È la scusa migliore che mi è venuta.
Massimo — detto Antonino — appoggia le pentole e scoppia a ridere.
“Ci siamo conosciuti nel tuo ambulatorio… ti ho portato il mio rottweiler.”
“Django!” esclamo. “Ora mi ricordo! Te l’ho detto che me la cavo meglio con gli animali… Come sta?”
“Sta benone.”
Max deve essersi accorto del profumo che proviene dalle pentole sul tavolo e sembra pure aver capito chi è stato a cucinare: si sta facendo coccolare dallo chef.
“Ehi bello! Come ti chiami?”
“Si chiama Max.”
“Max, ora ti preparo qualcosa di buono, vado in macchina a prendere il resto.”
Si incammina nel vialetto, la sua aria leggera mi mette di buon umore, peccato per la cucina pesante. E se rivisitassimo il menù per concedere una speranza al colesterolo?
Massimo — detto Antonino — torna con due borse piene di ingredienti. Quella è la spesa che faccio in un mese: mi chiedo se abbia capito che oggi deve cucinare solo per tre. Ma la speranza di evitare una lavanda gastrica si riaccende, quando vedo spuntare i ciuffi verdi dalle sporte: il mio pinzimonio.
“Sono pronto.” dice appoggiandole a terra.
“E se mi stupissi?”
Lui mi guarda esterrefatto.
Ha la faccia di chi è appena stato spronato a fare del suo meglio.
“Potresti stravolgere il menù e creare qualcosa che sia solo tuo.” continuo incalzante. “Una rivisitazione che abbia la tua impronta, il tuo sapore. Sappiamo tutti e due che non sei solo Lasagne e distintivo.”
Lo sguardo di Massimo si accende: vedo gli occhi della tigre, ora so che può stupirmi. Potrei fare il motivatore a Hell’s Kitchen.
“Ci sto!” conclude commosso.
“Ti aiuto.”
La parte dell’abbattimento calorico la tratterò strada facendo.
Alle 13,07 io e Massimo Il Misericordioso abbiamo già apparecchiato e servito un tris di antipasti: due caldi, uno freddo, e sono entrambi leggerissimi.
Io ho suggerito gli ingredienti, lui li ha cucinati per me. La sua prima musa: così mi ha definita. L’ho preso come un complimento.
Anche Cristina sarà felice di questo cambio di programma. Il campanello suona e sono quasi certa che sia lei.
SESSANTUNESIMO EPISODIO
Illustrazione: Valeria Terranova