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Gen
quattro giorni che sono in casa con il pigiama e la vestaglia di E.T e non è un bel vedere. Sto lavorando al romanzo da diciotto ore e ho bisogno di prendermi una pausa. Mi alzo dal letto su cui stavo scrivendo, faccio attenzione a non calpestare il cane che è rimasto con me per tutto il tempo e scendo di sotto a controllare cosa sta facendo la cumpa.
Emma studia, Carola guarda la tv, Giaco russa sul divano: che bel quadretto.
“Corola abbassa un po’ il volume: papà sta dormendo.” le raccomando.
“Non sta dormendo mamma, sta russando e io non riesco a sentire la musica della sfilata di Victoria’s Secret.”
“Stai guardando la sfilata di Victoria’s Secret?” chiedo basita.
“Mamma, Carola è quattro ore che balla e che canta, e secondo me — secondo me — oggi non ha fatto i compiti.” interviene Emma.
“E invece li ho fatti stamattina.”
“Okay, stop, tregua.” dico alzando le mani in aria. Giaco continuerebbe a russare anche in mezzo a un bombardamento, infatti continua a russare anche ora nonostante le mie grida. Non starei a scomodarlo.
“Mamma vieni a vedere: sono bellissime!”
Carola riprende da dove è stata interrotta e indica gli Angeli sullo schermo.
Sono struccata, spettinata e ho addosso la vestaglia di E.T.: ti prego risparmiami.
“Ho voglia di un caffè, vado in cucina.” Emma mi raggiunge per aggiornarmi sul bollettino del suo stato sentimentale, e lì mentre mi racconta le sue storie da teenager, si interrompe e prende il telefono.
“Mamma! Devo farti vedere una cosa!” dice eccitata. “Non puoi capire, è bellissimo.”
“Chi? Che cosa?” le chiedo divertita.
“Una serie Netflix, si chiama Skam. Guarda…”
Mi passa il telefono e mi mostra una delle sue scene cult: mi ha convinto, guardiamola.
Era dai tempi di Narcos che non mi facevo un tour de force così: in due giorni la finisco fulminando i sessanta giga di saponetta Wind — comprata per emergenza, in attesa che Fastweb ci spedisca il modem che stiamo aspettando da dopo il trasloco.
Ma il problema serio — che poi sono due — non è la mancanza di Wi-Fi che mi serve per lavorare, ma la dipendenza.
Una dipendenza che mi ricorda quella da Beverly Hills 90210 e la presa di coscienza che tutti i personaggi di Skam non erano manco nati all’epoca di Beverly Hills 90210. Non va bene.
Ma per quanto il mio buon senso di donna adulta mi ricordi che la stessa non dovrebbe seguire le vicende di un gruppo di teenagers come se fosse una di loro, il mio lato creativo, invece, tollera e sostiene la curiosità della scrittrice in cerca di ispirazione. Quindi sono giustificata.
Giaco, che nel frattempo ha smesso di russare e si è alzato dal divano, torna a cercarmi.
“Enri, è due giorni che sei attaccata a quel telefono… mi devo preoccupare?”
“No amore tranquillo… ho solo una dipendenza da Skam…”
“Cos’è?”
“Vieni, ti faccio vedere.”
Illustrazione: Valeria Terranova