lessia mi ha dato i compiti estivi: mi ha chiesto di raccontare qualcosa di me, qualche aneddoto della mia infanzia, ma siccome non ho mai appiccato nessun incendio come Melissa, ho deciso di iniziare condividendo una delle mie grandi passioni: la natura.
La natura mi ha sempre affascinato, quando scopro qualcosa di nuovo, la domanda che mi sorge spontanea è: “ma come fa a fare tutto da sola?”, insomma, mi fa sentire come un bambino che si sorprende delle cose semplici. Non ho mai coltivato niente, neanche una piantina di basilico, ho sempre creduto di avere il pollice nero, ma da qualche anno a questa parte, mi sono appassionata alle orchidee.
Se all’inizio ero una serial killer, un’arma letale che le faceva morire stecchite subito dopo la fioritura, in seguito — siccome faccio Ringhio di secondo nome — ho cominciato a documentarmi con alcuni video, mi sono iscritta ad alcuni gruppi — di recupero — su Facebook e ho scambiato consigli con due amiche, Maura e Carla, e con la mamma di Furio, anch’esse coltivatrici professioniste di orchidee. E se ci riuscivano loro, ci sarei riuscita anch’io. Da qui è iniziata la sfida con il mio pollice nero.
Più approfondivo l’argomento, più mi appassionavo, ma non era una semplice passione, era un’ossessione che mi creava dipendenza: quando inizi è complicato smettere, e le piante continuavano ad aumentare. Ogni volta che torno a casa con una pianta nuova e mando la foto sul nostro gruppo di WhatsApp, Maura mi ripete: “Basta, Valeria! Devi uscire dal tunnel”. Ma anche lei non sa resistere e ogni tanto spunta una new entry. L’unica che non si lascia corrompere da cotanta bellezza è Carla che ha un giardino botanico: orchidee, rose e ortensie di tutti i colori. È l’unica che riesce a coltivare più di venti esemplari senza farne morire mezza. E quando qualcuno ha un caso in condizioni critiche lo porta a lei. La sua casa sua è un reparto di terapia intensiva.
Furio, che di orchidee non si interessa, per non sentirsi emarginato, ci fa concorrenza con piante grasse e piante aromatiche: anche lui è diventato bravissimo. E seppure non occorra sottolinearlo, in pochi anni, casa nostra si è trasformata in un giardino pensile, e il mio pollice nero è stato sostituito da un verde brillante. In fondo, le piante non chiedono molto: un po’ di amore, cura e tanta
pazienza.
Ora, dopo tanti mesi di pratica — e diversi cadaveri sulla coscienza — vedo i frutti del mio impegno e sono soddisfatta. Continuo a pensare che chi ha ‘inventato’ la natura, lo abbia fatto a
sua immagine e somiglianza: immensa e perfetta.
Illustrazione: Valeria Terranova