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29 Ago

Il peso dell’ insicurezza

enrica alessi not for fashion victim
C   on gli uomini ho chiuso. Per sempre. Dopo un’intera settimana di agonia, ho deciso di dichiarare il mio cuore clinicamente morto. Se non fosse per quel pizzico di amor proprio che mi rimane, avrei già ‘staccato la spina’ della macchina che lo tiene in vita, ma uno come ‘lui’ non si merita una tale soddisfazione: devo reagire. Me lo ripeto da sette giorni e invece, continuo a pensare a Marcello, a ciò che mi ha fatto, in che modo, con chi, e ancora non sono riuscita a capire che cosa, più di tutto, mi abbia ferito a morte. Le donne non si accontentano di soffrire e basta, noi dobbiamo per forza sapere perché. E dalla fine di una storia, abbiamo pure...
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24 Ago

La posa del fenicottero

enrica alessi scrittrice storie di ordinaria follia
I l mio stomaco assomiglia a quello di un pesce rosso, né più, né meno: se non faccio attenzione a cosa mangio, lui si vendica, facendomela pagare con gli interessi. Succede, quindi, che domenica sera al ristorante, mangio una quinoa cucinata a mo’ di risotto e dopo il primo boccone, dico: “buonissima, forse è la cosa più buona che ho assaggiato dall’inizio della vacanza.” La sacra famiglia lascia cadere la forchetta nel piatto, smette di mangiare e si volta verso di me per fare un appunto alla mia considerazione: “Mami è ovvio: mangi solo dei cuori di lattuga.” In effetti non posso contraddirli: è vero che mangio sempre le stesse cose, ma stavolta il piatto è diverso. E sono fiera...
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22 Ago

Da grande, sarò come Ferragamo

enrica alessi l'amore ai tempi supplementari romanzo
S ono davanti allo specchio. Indosso un grembiulino nero con il colletto bianco, da cui scivola un nastro rosa abilmente infiocchettato dalla mamma: è così preciso da ricordarmi il papillon. I miei occhi si riflettono nello specchio, ma smettono di concentrarsi sulla figura che ho appena descritto e finiscono dritti sulla cartella, che mi aspetta ai piedi del letto. È bellissima, stampata e colorata. La chiusura è a scatto, le spalline sono imbottite: è il massimo del comfort, ma lei non basterà a farmi passare la paura del primo giorno di scuola. Il mio sguardo si sposta sulle scarpe bianche e rosa: una via di fuga. Se proprio dovesse mettersi male, con queste posso sempre scappare. E con quel pensiero confortante, metto...
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14 Ago

Chi ha inventato il tablet…

enrica alessi scrittrice
I bambini non sono programmati per stare al ristorante: si annoiano, da sempre. E forse, ciò che più li affligge non è tanto il dovere stare composti a tavola, ma il non capacitarsi di come i grandi possano godere di un momento che li costringe a stare seduti, nella stessa posizione, per quasi due ore. I bambini si adeguano, seguono i genitori, ma non si divertono e vogliono qualcosa in cambio: il tablet. Il tablet viene sulla terra per intrattenere il bambino al ristorante. Chi lo ha inventato deve essere sicuramente figlio degli anni Ottanta: gli anni bui in cui al ristorante, non c’era neanche la televisione.Lo immagino: seduto a tavola, mentre supplica i genitori di potersi alzare,...
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10 Ago

Sicilia 1999 – Part 2

enrica alessi scrittrice
G iaco smise di giocare a calcetto per sempre. Da allora, non ha più toccato un pallone — solo palline da tennis. Minacciai di andarmene, di lasciarlo solo con gli zombi e lui mi supplicò di restare. Lo perdonai, in cambio di un po’ di shopping alla boutique del villaggio, ma l’esperienza si rivelò anche più deludente del sesso mancato del pomeriggio. Era chiaro che la vacanza non fosse iniziata nel migliore dei modi e decidemmo di ricominciare da capo, dal giorno seguente. Al sorgere del sole, la luce si infilò tra le persiane e mi svegliai. L’occhio sinistro giaceva sul cuscino senza riuscire a muoversi, ma il destro, spalancato e abbagliato dai raggi del sole, vide le...
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3 Ago

Sicilia 1988

enrica alessi storie di ordinaria follia
C orreva l’anno 1988, quando mio padre decise di caricare la famiglia in auto per una vacanza studio in Sicilia. Avremmo conosciuto la sua terra, i suoi parenti — tutti i suoi parenti: anche la zia Ciccetta — i dialetti e le bontà locali. Le ferie al sud non si possono fare senza i cugini e fu così che si aggregarono anche gli zii. La partenza era fissata per il tre di agosto, a mezzogiorno di fuoco. L’aria condizionata non esisteva e la mia proposta di partire con una borsa del ghiaccio sulla testa, non fu accettata. In compenso, mia madre aveva pensato al menu di viaggio, fornendo a mio fratello e a me, un sacchetto contenente tre panini...
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