a grande prova estiva di ogni mamma del pianeta non è quella ‘costume’, è quella dei compiti estivi dei figli. Il periodo scolastico della mamma si è concluso molti anni fa, ma lo stesso incubo continua a perseguitarla. Pensava di aver detto addio alle divisioni con due cifre, a quelle con la virgola, ai complementi dell’analisi logica, ma invece no: lo spettro del passato è tornato a bussare alla sua porta. Niente è cambiato: la stessa copertina colorata, piena di bambini che giocano sotto il sole che ride. La beffa. Anche gli esercizi continuano a sembrare giochi innocenti per bambini, ma come allora, restano dei rompicapi, le cui domande sono mal poste e tendenziose. La mamma ha fatto tesoro della sua esperienza e ricorda bene quella settimana frenetica di inizio settembre, spesa per iniziare e finire i compiti, e ha imparato a essere previdente. Piuttosto che ridursi all’ultimo, meglio distribuire il sacrificio dei figli per tutti i santi giorni delle vacanze, con ‘la regola del 5’.
Cinque pagine di compiti +
Cinque pagine di lettura =
Cinque bagni al mare.
Il bambino si adopera. Prende il suo zainetto, appoggia l’astuccio sul tavolo, lo apre — lentamente: giusto per prendere tempo — e china il faccino sul libro. Sembra che stia leggendo, ma sta solo fingendo. Gli occhi rimangono aperti sulle pagine colorate e la mente va a Disneyland. La mamma si accorge dello stato di trance, dopo cinque minuti: dopo aver vuotato la lavastoviglie, steso i panni e passato l’aspirapolvere. Il bambino è sempre nella stessa posizione, con lo sguardo sbarrato. La mamma lo guarda e le viene una sola domanda — multipla per l’esattezza — ‘Ci sei? Ce la fai? Sei connesso?’ Il bambino alza la testa dal libro e guarda la mamma con un’espressione traducibile in: ‘no, no, no’. Il premio dei cinque bagni — a cui si aggiungono velocemente Cornetto Algida, canotto a remi e aquilone — diventa la sola ragione per continuare questa ingiusta tortura. Il bambino scuote la testa disperato, protesta, sottolineando l’ovvio: ‘ma se sono in vacanza, perché devo fare i compiti?’, e comincia sul serio. La mamma crede di essere finalmente fuori dai guai, ma si sbaglia, perché arriva quella domanda che capovolge i ruoli.
“Mamma, come si fa questo?”
Gli occhi si riempiono di terrore, la fronte inizia a grondare, la lingua sembra una felpa, ma il senso del dovere la costringe ad assumersi le sue responsabilità, anche a fare i conti con la sua ignoranza, se necessario, si siede vicino a lui e legge. Anche per lei, la risoluzione del problema è impossibile, ma come confessare? La mamma tergiversa, mentre con il suo iPhone cerca disperatamente un appiglio, una formula, una regola. Ma neanche questo serve a risvegliare le basi su cui si fonda la scuola elementare. Ed ecco che, come per magia, la mamma si ricorda di aver messo al mondo un altro figlio, tre anni prima, il solo capace di risolvere i suoi problemi e quelli del libro dei compiti.
Che le vacanze abbiano inizio.
Illustrazione: Valeria Terranova