ono successe così tante cose negli ultimi giorni, che mi servirebbe una settimana di vacanza per ragionarci sopra. E invece, ho giusto dieci minuti di tragitto in auto per metterle in fila in modo sensato, poi arriverò alla clinica e avrò irrimediabilmente esaurito il tempo a disposizione.
Luca sta andando a Milano per concludere la vendita di una casa che non sapevo possedesse, ha confessato di aver avuto una versione yuppie che avevo immaginato e il resto del suo passato, che ho cercato di scoprire, mi verrà svelato nei prossimi giorni, durante un weekend romantico di cui non conosco la destinazione: è una sorpresa.
I presupposti sembrano buoni, ma la realtà è che non so cosa aspettarmi.
Mi restano ancora otto minuti prima di arrivare e forse dovrei ammettere, almeno a me stessa, che temo una sua relazione precedente. Sì insomma, se non mettessi in conto questa eventualità probabile, mi sentirei una stupida ingenua. Luca è intelligente, bello, brillante, ogni donna ambirebbe a un bocconcino come lui. E lì, mentre penso a quanto sono fortunata ad averlo tutto per me, il senso di colpa viene a cercarmi, mi trova e l’idillio mentale svanisce.
E se anche lui trovasse attraente qualche altra ragazza come io trovo attraente Thor? E se la sua ex non fosse soltanto una ex, ma anche una ex modella?
Okay: inizio a preoccuparmi.
Ma l’allarme incondizionato che sento vibrarmi dentro è nulla se confrontato a quello che proviene dal telefono.
Sto per arrivare al lavoro, mancano solo cinque minuti — li ho cronometrati una volta, partendo dal distributore che vedo sulla destra — e non posso cominciare la giornata con una telefonata di Mila. Cosa può volere da me alle otto e venticinque di mattina?
La immagino seduta sulla sua scrivania, indossa gli occhiali da sole e l’espressione decisa di una donna d’affari. Mi chiedo come reagirebbe se tentassi di scucirle qualche anticipazioni riguardo al passato di suo figlio. Scuoto la testa: non credo di poter essere così scaltra, la conosco troppo poco e la posizione che ricopre mi incute una sorta di timore reverenziale.
Premo il tasto verde, il viva voce si attiva, lei mi dà il buongiorno.
“Salve Mila, come sta?” le chiedo fingendomi tranquilla.
“Molto bene, grazie, spero anche tu. Ti disturbo perché ho smarrito il numero di Cassandra, puoi darmelo per favore?”
Tiro un sospiro di sollievo: la conservazione sembra destinata a concludersi in fretta. Dovrà informarla sull’uscita del redazionale.
“Certo, sarò in clinica tra cinque minuti, glielo invio appena arrivo.”
“Fai con calma, devo parlarle del redazionale.”
Come immaginavo.
“Quando uscirà?” chiedo entusiasta.
“In realtà, stiamo valutando se fare uscire la sua foto… è un’immagine troppo perfetta. Forse abbiamo bisogno di qualcosa che sia meno surreale…”
E in un attimo, sento la temperatura del mio sangue scendere precipitosamente, diventa ghiaccio: non può farle questo.
“Invece credo che si stia sbagliando.” dico tutto d’un fiato. “Cassandra è la mamma più reale che esista, io sono lì quando i suoi ormoni fanno scintille e non è affatto perfetta. Ma risponde all’immagine a cui ogni mamma vorrebbe assomigliare e sarebbe uno sbaglio non pubblicare la sua foto.”
Dall’altra parte, solo il silenzio.
Che abbia un tantino esagerato?
“Pronto…” mormoro.
Sento un colpo di tosse, dettato forse più dal risentimento che dal classico raschietto in gola, deglutisco.
“Terrò conto delle tue considerazioni, ma ho una squadra che lavora per me e non posso ignorare chi mi ha fatto notare questo aspetto. Ne parlerò a Cassandra, sono certa che capirà.”
Quindi? La decisione è presa? Non posso fare niente per farle cambiare idea? Le darò un numero sbagliato.
E mentre cerco di trovare un surrogato gentile di ‘contenta Lei’, Mila mi anticipa.
“Con Luca tutto bene?”
“Bene, grazie.”
“Mi ha detto che oggi sarà a Milano…”
Crede che io non lo sappia?
“Sì, lo so. Si tratterrà per un paio di giorni.”
“Ah sì?” chiede sorpresa.
Perché ho la netta sensazione che sarebbe stato meglio tacere?
“Potrei pranzare con lui domani…”
Questo va a mio vantaggio: Luca potrebbe convincerla a cambiare idea sul redazionale.
“E trascorrere un po’ di tempo insieme.” aggiungo incalzante.
“Sai se avesse qualche appuntamento?”
Con il suo agente immobiliare: sta per vendere casa, ma non mi farò rivoltare come calzino.
“Proprio non saprei.”
“Lo chiamerò per avere dettagli. Ora devo andare, grazie per la chiacchierata. Ah, ricordati di inviarmi il numero di Cassandra…”
Come posso dimenticarlo?
“Non si preoccupi.”
“Buona giornata cara.”
Riattacca senza nemmeno darmi il tempo di ricambiare i saluti. Quanta fretta: qualcosa mi dice che dovrei giocare d’anticipo e avvertire Luca, non voglio che lo colga di sorpresa.
Lo chiamo, gli racconto la telefonata, mi rassicura. Il suo tono accomodante mi induce a mettere in atto la seconda parte del piano: quella in cui gli chiederò di incontrare sua madre per convincerla a pubblicare la foto.
Ci provo, mi asseconda, dice che le parlerà. La telefonata si interrompe dopo un bacio, e mentre faccio per scendere e precipitarmi al lavoro, mi ricordo dell’inutile promessa che ho fatto a Mila.
Credo che oggi passerò i miei primi cinque minuti non effettivamente lavorativi in macchina: devo inventarmi un numero di telefono.
Inviato. Sto per rimettere il cellulare nella borsa, quando mi accorgo di una mail che è appena arrivata sul mio account privato. Non mi scrive mai nessuno, potrebbe essere importante.
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Il mio libro non era su quel volo: Dio esiste.
Mi sembra ovvio che i tempi stringano: il libro di Enrica perde la precedenza. Devo imparare il diorese alla perfezione se voglio stupire Jerôme.
Le porte scorrevoli si aprono, varco la soglia della clinica con le mie sneakers di Zara che mi hanno restituito il sorriso che le J’Adior mi avevano tolto, e stanno alla base del mio look casual di oggi, a cui ho abbinato un lungo abito nero in maglia e il cappotto di Scervino di mia madre: un vero pass partout.
Infilo il camice, il dottore sarà qui tra pochi minuti, vado da Lolita.
Mi aspetta scodinzolando all’interno della sua gabbia, ha l’aria sveglia e sembra aver capito che oggi tornerà a casa.
“Allora mammina, come stai?”
La lascio uscire, aggancio il guinzaglio al collare e ci mettiamo in marcia verso la sala ecografica, dove Ilenia ci aspetta per l’ultimo controllo.
“Il suo utero è perfettamente riposizionato, i parametri del feto sono stabili: Lolita, sei stata bravissima, ora non ti resta che aspettare un mesetto e conoscerai i tuoi cuccioli.” le dice accarezzandola.
Il portatile che ho in tasca squilla, il dottore è arrivato.
“Lolita, papà è venuto a prenderti.”
Scendiamo le scale, Lolita lo vede, si precipita verso di lui guaendo: è un altro momento struggente.
Gli raccomando di farla stare a riposo per qualche giorno, gli consegno una busta con un po’ di cibo che dovrebbe invogliarla a mangiare e li accompagno da Federica che sta già preparando la fattura, tenendo conto del trattamento di favore che ho deciso di riservare.
“Ti porto da Max tra qualche giorno, tu nel frattempo fa la brava.” dico chinandomi verso di lei.
Mi rialzo, stringo la mano al dottore, lo saluto e torno nel mio ambulatorio.
Sono le cinque passate, quando concludo la mia ultima visita. Oggi non ho nemmeno visto Britney, sarebbe carino passare da lei per chiederle notizie di Minou. Esco dal mio ambulatorio e mi dirigo a passo svelto verso il suo. La porta è chiusa, busso.
“Avanti.”
“Ciao…” dico entrando. “Come va?”
La domanda sembra superflua, ha gli occhi gonfi e temo la risposta.
“Non benissimo.”
“Si tratta di Minou?” chiedo con un filo di voce.
“Ho spedito il campione ieri, ma ho un’amica che lavora in quel centro di analisi, le ho chiesto di avere l’esito il prima possibile ed è arrivato un’ora fa.
È un tumore.”
Piange, si copre il viso con le mani, mi avvicino cercando di tranquillizzarla.
“Possiamo operarla, c’è un equipe medica di Parma che è specializzata in questo tipo di interventi, può ancora salvarsi.”
Ma lei scuote la testa, non vuole reagire.
“Fidati di me: ce la farà.”
“Ne ha già passate così tante…” sussurra asciugandosi le lacrime.
“Lo so, ma è di un aristogatta che stiamo parlando, lei è diversa.”
Mi guarda, si lascia sfuggire l’ultimo singhiozzo, poi sorride.
“Mi occuperò personalmente di contattare i ragazzi di Parma, andrà tutto bene.”
Mi abbraccia: ancora una volta il suo contatto mi spiazza. E lì, di fronte a una Britney indifesa e a uno stato d’animo che fatico a riconoscere, apro bocca quasi senza accorgermene, chiedendole: “stasera esco con Cassandra, ti va di venire con noi?”
“Non credo di essere dell’umore giusto…”
“Mangiamo qualcosa in quel nuovo ristorante… come si chiama… Toe’s…”
Al suono di quel nome, il suo sguardo si accende.
“Okay… forse hai ragione: un po’ di compagnia mi farà bene.”
Vorrei farle la stessa raccomandazione che è stata fatta a me, ma non credo sia necessario ricordarle di mettersi in tiro, ci riesce benissimo anche da sola.
“Ci vediamo lì alle otto.” dico uscendo.
Tornando a casa e ripensando alla serata che mi attende, non so se a sorprendermi di più sia la spontaneità del mio invito o la totale assenza di pentimento. Ma in fondo, anche io ho un cuore, solo la madre del mio ragazzo sembra esserne sprovvista.
Chiamo Luca per sapere com’è andata.
“Buonasera.” esordisco in tono formale.
“Buonasera, parlo con la dottoressa Bigi?”
Deve aver colto la mia ironia.
“No, sono la sua segretaria, in questo momento è impegnata, può dire a me?”
“Vorrei che le riferisse che l’appartamento è stato venduto e che domani ho confermato l’appuntamento con la direttrice per tentare di risolvere la questione che mi ha sottoposto.”
A stento trattengo una risata.
“Riferirò.” dico cercando di mantenermi seria.
“Non sarà facile convincerla e nessuno fa niente per niente, ma non credo di poter discutere con Lei i dettagli indiscreti della questione. A proposito, è sicura che nel frattempo non si sia liberata?”
“Ehm, mi faccia controllare.”
“Le dica che l’ho immaginata in lingerie e mi chiedevo se…”
“Eccomi.” lo interrompo arrossendo. “Dicevi?”
“Ormai è troppo tardi.” sussurra malizioso.
Così non vale. Mi ricompongo.
“Sono felice che la trattativa sia andata bene.”
“Anche io: mi sono liberato di un peso. Ora devo solo occuparmi di mia madre, le farò cambiare idea. Non preoccuparti. Cosa fai stasera?”
Me lo chiede come se tentasse di farmi pensare ad altro.
“Sto rientrando dal lavoro, porto fuori Max e corro a prepararmi: stasera esco con Cassandra.”
Evito di aggiungere che ci sarà anche Britney, si stupirebbe, mi farebbe domande e sono già in ritardo.
“Ah bene, e dove andate?”
“Da Toe’s, è un ristorante fusion.”
“Lo conosco, si mangia bene.”
“E tu che farai?”
“Vedo alcuni amici.”
Resta sul vago, come sempre, ma non ho il tempo di approfondire e nemmeno di dispiacermene.
“Fai il bravo.” mi raccomando.
“Anche tu.”
Alle otto e tre minuti, la macchina di Cassandra si ferma nel parcheggio davanti al locale. Cristina non è ancora arrivata. Decidiamo di aspettarla dentro per non congelare.
Il posto è carino: luci soffuse, dj set, ragazze in tiro. Anche io ho fatto del mio meglio. Ho sfidato la sorte e anche i miei piedi, ma le décolleté di Dolce & Gabbana non mi hanno mai voltato le spalle.
Indosso un paio di jeans scuri, la mia blusa color crema e un impermeabile verde che Cassandra mi ha regalato a Natale. Mi dà un aria misteriosa.
I capelli erano un disastro, li lo legati in una coda di cavallo, e per rimediare ho
abbondato di rossetto rosso.
Un ragazzo si avvicina chiedendoci se vogliamo lasciargli la giacca, me la tolgo, gliela passo e mi volto verso Cassandra che si è appena levata la sua: il tubino a fantasia floreale di Versace è davanti ai miei occhi. Ci mancava lui.
So già come andrà a finire: appena Britney arriverà, comincerà a parlare di quel dannato redazionale e io starò a guardarla raccontare, sentendomi in colpa per non averla messa al corrente della foto, che rischia di non uscire. Lei si accorgerà del mio disagio, mi farà confessare e partorirà lì, davanti a tutti.
Scanso l’immagine che mi turba e realizzo che Cassandra è solo alla fine del terzo mese, la sua pancia si nota appena, devo calmarmi.
Il ragazzo torna da noi dicendoci che il tavolo sarà pronto tra quindici minuti, ma ci fa accomodare al bancone del bar, offrendoci un aperitivo.
Ci sediamo sugli sgabelli, Cassandra è agile come una gazzella. Io un po’ meno. Mi arrampico e prendo posizione.
“Mi piaci vestita così.”
“Grazie, bello il tuo tubino.” dico quasi per circostanza.
“Era quello che volevo mettermi da Grazia.”
So di che tubino stiamo parlando.
“Ti sta bene.”
Ma sta meglio Cristina, che è arrivata proprio adesso.
Cassandra agita il braccio per attirare la sua attenzione, ci vede, ci raggiunge.
Porta un paio di pantaloni di pelle e un top fucsia con le maniche svolazzanti: si è messa in tiro anche senza raccomandazione, come supponevo.
“Ciao ragazze!”
“Ciao.” diciamo all’unisono.
“Stasera, ho bisogno di rilassarmi, cosa beviamo?”
“Io prendo una coca.” risponde Cassandra.
“Anche io.”
“Io un Coca e Rum.”
Così? A stomaco vuoto?
Ordiniamo.
Siamo tutte e tre a metà bicchiere, ma il tavolo non è ancora pronto.
Come da copione, Cassandra ha raccontato ogni singolo dettaglio della sua esperienza da Grazia e di certo non sono mancati quelli riguardanti l’uscita della foto.
Sono rimasta in silenzio ad ascoltare, senza schiodare lo sguardo dal pavimento: una strategia elaborata sul momento per evitare di lasciar trasparire ogni più piccola emozione.
Ma quando Britney prende la parola, i miei occhi si spostano su di lei: sbronza è più simpatica.
Si lascia andare e ci confessa che la sua relazione con Cristian è finita per incompatibilità di carattere, di vedute e di orari, ma è il ragazzo che frequenta ora e che le piace ad averla convinta a troncare.
“Siamo usciti spesso, ma lo abbiamo fatto una volta soltanto.”
La mia bocca si apre per la sorpresa, ma la naturalezza con cui lo dice mi fa sentire un po’ bigotta.
Anche Cassandra sembra interessata all’argomento. È quasi sposata, aspetta un bambino e non ci vuole un genio per capire che nella sua vita amorosa il pepe scarseggia.
“E com’è andata?” chiede curiosa.
“È stato una favola.”
Cassandra pende dalle sue labbra, il desiderio che le leggo negli occhi si traduce in una frase: ‘dimmi di più.’ Seguita da una preghiera: ‘ti prego.’
“Ora vi racconto…”
Britney scende dallo sgabello ed è pronta a esibirsi. Va bene la spontaneità, ma forse stiamo esagerando. Cerco di tirarmi fuori da una conversazione che i miei parametri pudici giudicherebbero imbarazzante, do un’occhiata in giro sperando di vedere un cameriere a cui chiedere notizie del nostro tavolo, sto morendo di fame.
Ma quando la porta si apre, il mio stomaco si chiude: Thor è appena entrato e viene verso di me.
QUARANTACINQUESIMO EPISODIO
Illustrazione: Valeria Terranova