rano le cinque del mattino e Jo continuava a guardare il soffitto senza riuscire a dormire. Il colosso mondiale della lingerie aveva bisogno di una campagna pubblicitaria, e il suo capo le aveva affidato le redini del progetto. Sapeva di aver meritato quella grande opportunità, aveva lavorato sodo per raggiungere l’obiettivo, e le sue capacità le avrebbero garantito una carriera promettente. Ma a tenerla sveglia non erano solo quelle felici constatazioni, spesso era il suo passato a farle visita. L’immagine che tentava di spingere giù, in fondo, riusciva sempre a risalire. Una dose di dolore quotidiano per rinnovare la promessa di non innamorarsi mai più. I suoi occhi non avrebbero mai dimenticato il bacio che avevano visto dietro il grande albero di Natale: la prova inconfutabile che Marc, il suo ex marito, e Rebecca, la sua migliore amica, erano amanti. Era fuggita dall’umiliazione, dalla delusione, etichettando l’amore come un sentimento inutile e pericoloso da cui tenersi alla larga. Jo non sarebbe più stata la Soleil di un tempo, e ben poco era rimasto della ragazzina di Austin. Quella vivacità solare, quella voglia di vivere che aveva sempre posseduto, forse non erano scomparse, ma non era stato facile capire in quale posto buio si fossero nascoste. Jo aveva reagito investendo le sue energie nel lavoro, e quel diversivo, creato per tenere a bada il suo cuore, le aveva restituito la sicurezza e l’autostima che l’amore le aveva sottratto. Compensazione. Jo aveva pensato spesso a quella parola. Con il tempo aveva acquisito una certa abilità nel riparare le anomalie del suo spirito, compensando le carenze emotive con un’immagine impeccabile. Un aspetto curato è sinonimo di successo, è il trionfo della femminilità. Non avrebbe permesso alle apparenze di mostrare la verità: la donna che soffriva per amore era nascosta dietro il fascino sensuale che Joyce aveva costruito, trasformando quella debolezza nell’occasione di uscirne trionfante. Il trillo della sveglia la riportò alla realtà. Jo scese dal letto, si ravvivò i capelli e si avvicinò al guardaroba. Aveva già deciso la combinazione che avrebbe indossato in ufficio. Un tailleur in tweed grigio, abbinato a un classico décolleté di pelle nera e a una maxi jumbo in matelassè. Ma era il suo rossetto a farla sentire irresistibile e sicura. Era il portafortuna con cui aveva sigillato un patto. Sarebbe rimasta fedele alla sua formula cremosa e uniforme, che ne garantiva una texture stabile, irremovibile, e avrebbe tenuto a freno le redini del suo cuore, ispirandosi a quella tonalità fredda e luminosa. E quel rosso vellutato l’avrebbe resa decisa come il suo finish. Il suo Ruby Woo di MAC Cosmetics era parte integrante del risultato: il segno distintivo della sua immagine vincente. Jo infilò il cappotto, indossò la borsa e diede un’ultima occhiata all’appartamento, poi, uno sguardo attento al suo aspetto: tutto era perfetto. Aprì la porta e uscì di casa in cerca di un taxi. New York era dinamica, caotica e assolutamente stimolante, Jo aveva sempre desiderato viverci. Nemmeno il freddo pungente del mattino era riuscita a farle cambiare idea: era la città che le stava offrendo una seconda occasione, ed era la sola cosa per cui valesse la pena concedersi una distrazione affettiva. Il taxi si fermò sul lato destro della strada, Jo aprì la portiera per salire, quando si accorse che, dalla parte opposta, qualcuno stava salendo con lei. Era difficile stabilire chi avesse fermato il taxi per primo, Jo non avrebbe rinunciato a quella corsa, sarebbe arrivata tardi in ufficio e non poteva permetterselo. Si sedette sul sedile posteriore, trovandosi accanto due uomini di bell’aspetto.
“Scusatemi, ma sono certa che questo taxi sia mio.” disse lei levandosi gli occhiali da sole. Ma il suo sguardo impavido aveva avuto un attimo di cedimento: i grandi occhi blu del giovane intraprendente che le stava vicino avevano messo in crisi la sua labile armatura. Era rimasta a guardarlo senza riuscire ad aggiungere altro, e nonostante la sua parte più razionale desiderasse vederlo uscire dall’auto all’istante, l’altra, la più istintiva, stava implorando che fosse lui a dire qualcosa per restare. A parlare fu il ragazzo seduto vicino al finestrino.
“Posso chiederle dov’è diretta? Saremmo lieti di accompagnarla.”
Era un modo cordiale per suggerire di tenere lo stesso taxi con cui raggiungere le rispettive destinazioni, evitando inutili intoppi sulla tabella di marcia di entrambi. Jo decise di accettare la gentile offerta.
“Sulla Madison, per favore.”
Ci sarebbero voluti venti minuti per raggiungere l’ufficio, Jo prese il telefono dalla borsa fingendosi impegnata, aspettando che fosse uno dei due uomini a dire qualcosa per rompere il silenzio. Gli occhiali da sole nascondevano i suoi occhi curiosi, consentendole di sbirciare in modo alternato e insospettabile, prima l’una, poi l’altra figura. Il ragazzo che le aveva offerto il passaggio aveva un viso conosciuto. Dove poteva averlo visto?
“Tom, senti qui: è arrivata una mail da quella rivista che ti aveva proposto una rubrica. Sembrano parecchio interessati, l’offerta è raddoppiata. Chiedono di incontrarti la settimana prossima…” disse l’uomo che le stava vicino. Tom. Tom Bennett. Ora lo aveva riconosciuto: era il famoso scrittore di romanzi gialli. Jo pensò che fosse eccitante dividere il taxi con una celebrità, ma non era il genio della letteratura ad aver messo in subbuglio il suo self control, era il ragazzo che curava i suoi affari a farle uno strano effetto, e più tentava di scansare quell’idea, più prendeva piede il desiderio di conoscerlo. Mancavano pochi minuti prima della fine della corsa, poi sarebbe uscita da quel taxi e non lo avrebbe mai visto mai più, ma la conclusione che avrebbe dovuto farla sentire al sicuro, era la stessa che non riusciva a darle pace.
“Ho letto il suo ultimo libro, complimenti.” disse Jo cercando di rompere il ghiaccio.
“Sono felice che le sia piaciuto, piacere.” disse Tom porgendole la mano. “Questo è mio fratello Robert.”
“Piacere.” disse voltandosi verso Jo, “Io mi occupo delle sue pubbliche relazioni, e tu? Come ti chiami?”
Anche Robert sembrava incuriosito da quella ragazza sicura e piacevole.
“Mi chiamo Joyce, sono un agente pubblicitario.”
“Hai sentito Tom? È la nostra mattina fortunata, forse potrebbe occuparsi del nuovo libro in uscita…”
Era ovvio che il tono della proposta non fosse da prendere troppo sul serio, ma Jo si sentì ugualmente lusingata.
“Posso avere il tuo biglietto da visita?” chiese Robert cercando di camuffare il suo interesse evidente dietro un minimo di professionalità. Il taxi si fermò sotto il grande grattacielo che Jo aveva indicato. Lei sorrise, aprì la borsa e porse il suo biglietto al ragazzo che le aveva cambiato le giornata, senza sapere che sarebbe stato lo stesso che le avrebbe cambiato la vita.
Illustrazione: Valeria Terranova