È
mezzanotte passata, Luca mi tiene per mano, Cassandra mi aspetta sulla porta.
Sembra il mio specchio: ha gli occhi gonfi, una smorfia di dolore sul viso e sulla bocca, qualcosa che vorrebbe dire e che non dirà. Rimane in silenzio, abbassa lo sguardo, piange.
Vorrei correre da lei, abbracciarla, consolarla. Vorrei dirle che tutto andrà bene, che Max tornerà a casa, ma il pianto me lo impedisce.
Non riesco a fare nemmeno un passo per raggiungerla, resto immobile, fatta eccezione per le spalle, che in modo repentino e incondizionato, seguono il movimento provocato dai singhiozzi.
Luca mi stringe a sé, io stringo i pugni sulla sua camicia, mi abbandono. Anche le costole sono stremate dal mio pianto, ma non riesco a...