N
egli anni Novanta, quando ero una teenager robusta — con un guardaroba discutibile — e il mono ciglio, c’erano tre cose che avrebbero tirato su di morale la mia autostima: lo zaino di Mandarina Duck, le Superga e la Vespa.
Avevo i primi due, guadagnati dopo aver preso i miei per sfinimento, ma la terza, quella sarebbe stata durissima.
La Vespa che desideravo — rigorosamente bianca — era a tutti gli effetti un veicolo destinato a marciare su strada, un luogo pericoloso dove la gente distratta provoca incidenti.
“Non te la compro.”
“Ma papà, io sono responsabile. Starò attenta, te lo prometto.”
“Ho detto di no.”
“Ti prego! Anche Paola ce l’ha.”
“Si vede che suo padre si fida...