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15 Mag

The Odd Couple

ENRICA ALESSI CREM'S BLOG

Si vedevano tutte le mattine e lui non riusciva mai a soddisfarla pienamente. La infastidiva la sua pesantezza e quel dissenso glielo si leggeva scritto in faccia. Cercava di tenerlo costantemente sotto controllo, era più forte di lei. Lo valutava in base a chissà quale unità di misura, pur sapendo che non era la sua volontà a decidere se amarlo o detestarlo. Per quanto tentasse di negare l’evidenza, lui la faceva soffrire, sempre troppo, mai troppo poco, lei lo considerava così: perennemente inadeguato. Anche lui non si dava pace, aveva smesso di fidarsi di lei e delle sue valutazioni, chi stabiliva se erano giuste o sbagliate? Era così fragile che bastava un nulla per farla sballare. Un po’ per difesa è un po’ per risentimento, lui le faceva pesare questa assurda mania del controllo, ciò che voleva era maggiore flessibilità. Avrebbe desiderato che potesse perdonargli qualche strappo alla regola, anche lui era influenzato dall’umore, dal corso degli eventi, dalla piega che prende la vita, da tutti quei fattori che sono la ragione di piccole evasioni, un semplice lasciarsi andare che appartiene a tutto ciò che ha un cuore e una mente. Sapevano di non poter stare lontani, ma l’unico modo per smettere di farsi del male inutilmente era quello di allontanarsi per un po’, di rallentare la loro frequentazione. Se fossero riusciti a vedersi di tanto in tanto, solo quando avrebbero avuto la certezza di non danneggiarsi a vicenda, le cose sarebbero andate meglio e, almeno su questo, erano d’accordo. I loro non erano incontri di piacere, erano incontri obbligati, organizzati da quella ragazzina insicura che li monitorava costantemente. Tutto era cominciato con una dieta, il suo aspetto non le piaceva ed era sicura che questa nuova compagna le sarebbe servita a cambiare le cose. Ciò che non sapeva era che ben presto quella che voleva essere una via d’uscita, si sarebbe trasformata in una trappola, un rapporto morboso che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Si era persa in un labirinto in cui non c’erano segnali che le indicassero come fuggire e aveva la triste consapevolezza che seppure fosse stanca di quei vicoli in cui viveva da tempo, era così abituata a loro che difficilmente sarebbe riuscita ad immaginarne altri. Un disturbo alimentare figlio di quella strana coppia, unita in matrimonio tanto tempo fa, dall’adolescente che oggi era diventata una donna. Se peso e bilancia fossero riusciti a trasmetterle il senso dell’indipendenza, facendole capire che quel trio non sarebbe mai stato una cosa sola, tutte e tre le parti sarebbero state felici. Dovevano dividersi e tornare ad essere ciò che erano in origine: autonome e indipendenti. La bilancia era una cosa a sé, il peso era una cosa a sé e anche l’eterna ragazzina era una cosa a sé, non era il suo peso e non era nemmeno il suo peso su una bilancia, era molto di più: un essere umano perennemente insoddisfatto, ma con una grande voglia di cambiare. Il suo dramma era quello standard da rispettare, che più diventava ambizioso, più abbassava la probabilità di trovare un quieto vivere e quando si riconosce una cattiva abitudine, si dovrebbe avere il coraggio di abbandonarla, lasciando andare un ruolo che sta stretto per fare spazio a quello che si desidera. Una cosa era dirlo e un’altra era farlo, ma non le serviva che fosse facile, le bastava che fosse possibile e dipendeva solo da lei. Ora non si trattava più di peso, ma di felicità e la bilancia con cui aveva sempre dosato le sue passate emozioni, forse non le serviva più. Le disse addio e liberandosi di lei, liberò anche se stessa. Ad aspettarla c’era un mondo diverso e quella sensazione mai provata le dava coraggio, voleva conoscerlo e qualcosa le diceva che non se ne sarebbe pentita.
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They saw each other every morning and he could never really make her happy. She was annoyed by his character and you could see the nuisance in her eyes. She always kept him under control, it was something she couldn’t avoid. She constantly assessed him on the basis of “god knows what” criteria and she knew that the fact of living or hating him didn’t depend on her will. No matter how many times she tried to object, he made her suffer, always too much, but never too little and she thought he was always inadequate. He was restless too, he didn’t trust her and her opinions, who could have said if they were right or wrong? She was so fragile that she could go crazy for nothing. A bit for self-defense and a bit for resentment, he blamed her for this absurd need for control, he wanted more flexibility. He would have liked to be forgiven sometimes, he was influenced by everyday life too, by all those factors that are the reason behind our small evasions, moments when you simply let things go typical of all beings with a heart and a brain. They knew they couldn’t but stay close but the only way to stop hurting each other was to break up for a while. If they could have managed to see each other only rarely, when they were sure not to hurt and be hurt, things would have gone better and they agreed on this point. Theirs weren’t pleasant appointments, theirs were compulsory appointments organised by an insecure girl who constantly monitored them. Everything had started with a diet, she didn’t like her aspect and she was sure that this new companion would have changed her life. She didn’t know that soon this “way-out” would have turned into a trap, a relationship that would have changed her life forever. She had got lost in a labyrinth with no opportunities to escape and she had the bitter awareness that even if fed up with this situation, she had got used to it and it was difficult to imagine a different life. An eating disorder that was the child of that odd couple who got married years before, a teen-ager who was a woman now. If her weight and weighing balance could have passed her a sense of independence and make her understand that the trio would have never been a whole, the three parts would have been happy. They should part and came back to the origins: autonomous and independent. The weighing balance was something on its own, the weight was something on its own and even the eternal teen-ager girl was somebody on her own, and it wasn’t the fault of her weight on the balance, it was something else: an eternally unsatisfied person with a great desire to change. Her problem was that standard to meet and the more it increased, the less opportunity she had to find peace and when you recognise a bad habit, you should leave it behind and make space for what you really want. Easy to say, difficult to do but she didn’t want easy things, she just wanted possible things and she did it. It was not a question of weight but happiness and the balance with which she sued to dose her past emotions, was useless now. She said goodbye to it and getting rid of it, she set her free. A new world was waiting for her and that new feelings was growing inside her, she wanted to discover this world and she was pretty sure she wouldn’t have regretted.

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Shirt: DSQUARED

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Gilet: ZARA

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