rank si mise a tavola con la sua famiglia e rese grazie a Dio per il cibo che gli aveva dato. Finita la cena, fu la volta della sfuriata della moglie, che, come al solito, non perdeva occasione di rinfacciargli che a causa del suo lavoro era costretta a rimane sola di notte. Frank, incapace di ribattere e riluttante nel volerle dare ragione, si alzò dalla sedia sbuffando e si diresse in camera da letto. La sua divisa lo aspettava appesa all’attaccapanni: stropicciata e maleodorante. La GSS gliene aveva fornite solo un paio e con questa doveva finirci la settimana, ma considerando che era sabato, si ritenne fortunato. L’indomani l’avrebbe buttata nei panni sporchi e sarebbe rimasto tutto il giorno sul divano. Con la birra, la NBC e il suo programma televisivo preferito: Adam-12. Anche a lui sarebbe piaciuto essere un agente di polizia di Los Angeles con una Plymouth Belvedere. E invece, era solo una guardia addetta alla sicurezza con un misero stipendio di ottanta dollari a settimana. Frank si sedette sul letto e con spirito di rassegnazione mescolato a puro senso del dovere si infilò la divisa. Tornò in cucina, prese le chiavi della macchina e uscì di casa. L’albergo in cui prestava servizio si trovava in Virginia Avenue e faceva parte di un complesso di cinque edifici situato vicino al JFK Center nel Foggy Bottom di Washington. Per raggiungerlo ci voleva una buona mezz’ora. Una mezz’ora che si consumava in fretta pensando ai Braves, alle auto sportive, alle ragazze di Playboy e a tutte quelle cose che riuscivano a fargli dimenticare quei problemi più grandi di lui che aveva solo ventiquattro anni. Frank parcheggiò la sua Ford nell’isolato più vicino. Chiuse la portiera, si sistemò la divisa e raggiunse l’hotel. “Ciao Bill, come butta?”Chiese Frank al collega del turno precedente. “Ciao Cioccolatino! Tutto nella norma. Nessun tentativo di furto, nessuna presenza sospetta. La sola cosa che può ucciderti è questo caldo infernale.” Frank sorrise, prese la torcia e cominciò il suo giro di ispezione. Una volta arrivato nel parcheggio sotterraneo, notò che la serratura della porta che stava sul pozzo delle scale era rimasta aperta. Si avvicinò con cautela e vide un pezzo di nastro adesivo che ne impediva la chiusura. Fece per rimuoverlo, ma si fermò. Non poteva essere lì per caso, qualcuno lo aveva lasciato di proposito, ma chi? Perché? Frank ripensò alle parole di Bill. Quello era un quartiere frequentato da gente per bene, dove niente usciva dall’ordinario. Prima di lui doveva essere passato il personale addetto alle pulizie e una delle donne doveva aver dimenticato di toglierlo. Perché allarmarsi per un pezzo di nastro? Lo rimosse e proseguì il giro. Perché allarmarsi per un pezzo di nastro? Quella domanda non riusciva a dargli pace. Continuava a pensarci chiedendosi come avrebbero agito Molley e Reed, i protagonisti del suo telefilm preferito, che risolvevano i casi basandosi proprio sulla minuziosità dei particolari. Come scoprire se quel pezzo di nastro fosse stato solo dimenticato o lasciato di proposito? Doveva tornare al parcheggio e trovare altri indizi. Scese le scale, puntò la torcia sulla serratura e quello che trovò fu molto di più di un semplice indizio. La porta era ancora aperta e a impedirne la chiusura era lo stesso pezzo di nastro che aveva rimosso mezz’ora prima. La sua intuizione era giusta. Qualcuno lo aveva lasciato per poter entrare e uscire senza essere visto e lui doveva scoprire chi fosse e perché. Risalì le scale guardandosi le spalle. Fece attenzione che nessuno lo seguisse e una volta arrivato nell’ufficio della GSS, prese il telefono. “911…” “Sono Frank Wills e devo denunciare un’infrazione.” “Dove si trova signore?” “Sono al Watergate Hotel.” La polizia di Washington giunse a destinazione. Dopo un’attenta perlustrazione, arrivò al sesto piano, dove trovò cinque uomini che si erano introdotti abusivamente. Frank assistette all’arresto, annottò sul registro l’ora della fine del turno e se ne tornò a casa. Salì le scale e raggiunse il suo appartamento. Si levò la divisa e si fece una doccia. La moglie stava ancora dormendo. Decise di non svegliarla e di non dire nulla dell’accaduto. Si sdraiò vicino a lei e si addormentò soddisfatto.
Con il proseguimento delle indagini, venne fuori che Frank Wills non aveva denunciato solo un’infrazione. L’intero sesto piano dell’albergo era il quartier generale del Comitato Nazionale Democratico e quei cinque uomini erano agenti della CIA, assunti dal presidente per spiare le intenzioni politiche del partito avversario. Se Wills non avesse eseguito i suoi compiti di guardia con diligenza, probabilmente Nixon non si sarebbe mai dimesso. Probabilmente non sarebbe mai esistito lo scandalo Watergate.
Frank sat down at dinner with his family and thanked God for the food He had given them. After dinner, it was the time of the wife’s scolding, who, never missed a chance to throw in his face that it was his job’s fault that she was always left alone at night. Frank, unable to answer back ad reluctant in admitting she was right, stood up and walked towards the bedroom grumbling. His uniform was awaiting hanging on the hallstand: crumpled and smelly. The GSS had supplied him with just a couple and this one had to get him to the end of the week, which was lucky enough given it was Saturday. The following day he would have thrown it in the laundry basket and would have laid on the sofa all day. With beer, NBC and his new favorite program: Adam-12. He would have loved to be a coop in Los Angeles with a Plymouth Belvedere. He was only a security guard instead, living on eighty bucks a week. Frank sat down on his bed and with a mixture of resignation and mere sense of duty, put on his uniform. He walked back into the kitchen, took the car keys and walked off. The hotel he was working for was on Virginia Avenue and was part of a chain of five buildings located near the JFK Center in the Foggy Bottom of Washington. It took him a good half hour to drive there. Half an hour that went by quickly thinking about the Braves, sportive cars, Playboy girls and about all those things that helped him forget the biggest problems, bigger than he was: a man of 24. Frank parked his Ford in the nearest block. Locked the car door, adjusted his uniform ad reached the hotel. “Hi Bill, how’s things?” Asked Frank to his colleague ending his shift. “Hiya chocolate! Nothing new, no burglary attempt, no shady people around. The only thing that can kill you man is the heat.” Frank smiled, took his torch and started his first inspection round. Once in the underground car park he noticed that the lock of the stair shaft door had been left opened. He cautiously moved closer and noted that a piece of adhesive tape was blocking the lock. He was about to remove it but stopped in the way. It could not be there by chance, somebody must have left it there on purpose, but who? And why? Frank replayed Bill’s words. This is a nice area loved by wealthy people, where nothing is ever out of the ordinary. Before him the cleaning people must have gone by there and one of the women might have forgetter it there. Why so much fuss about a piece of tape? He removed it and went on with his round. Why so much fuss about a piece of tape? That question kept rolling in his mind. He kept thinking about it and speculating on how Molley and Reed would have acted, the protagonists of his favourite movie, who unraveled mysteries thanks to the smallest details. How could he tell whether the piece of tape was left there on purpose or by mistake? He should go back to the car park and look for other clues. He went down the stairs, pointed his torch on the door look and what he saw was more than just a clue. The door was still unlocked and the same piece of adhesive tape he had removed half an hour earlier, was again there. His intuition was right. Somebody had left it there in order to go in and out without being seen and he was there to find out who and why. He went back up the stairs looking over his shoulders. He made sure no one was following him and once inside the GSS office, he picked the phone up and dialed. “911…” “I am Frank Wills and I must communicate an infraction.” “Where are you sir?” “I am at the Watergate Hotel.” Washington police arrived at the hotel. After a careful inspection they reached the sixth floor to find five men illegally on spot. Frank witnessed the arrest, wrote down the end-time of his night shift on the register and went home. He went up the stairs and got into his apartment. Took his uniform off and had a shower. His wife was asleep. He decided not to wake her up to tell her what had happened. He laid down beside her and fell asleep satisfied.
As the investigation went on it came out that what Frank Wills had found was not just an illegal break in. The entire sixth floor of the hotel was the head quarter of the National Democratic Committee and those men where CIA agents hired by the president to spy on the opposite party. If Wills had not done his duty as safety guard with diligence Nixon would have probably never resigned. Maybe the Watergate scandal would have never been.
Dress: ANTIK BATIK
Sandals: CHANEL
Bag: MOSCHINO
Eyewear: COSTUME NATIONAL
Earrings: ANGELINA HEARTMADE