l nome che ti danno quando nasci, bello o brutto che sia, te lo devi tenere. A me non è andata male, eppure lo sbagliano tutti. Strano, perché Enrica Alessi non mi sembra difficile, ma la gente non ce la può fare.
Se te lo dico a voce, ci sta che capisci male o non te lo ricordi, quindi nel dubbio: tesoro è perfetto, meraviglia è perfetto, dolcezza pure, ma chiamarmi Erica, Alessia, Ale, Irina ed Elica – se prenoto al giapponese – non va bene.
E va pure peggio, quando mi ci chiamano mandandomi una email. Lo vedo lì: scritto nero su bianco e le mie dita pigiano la risposta che poi cancello subito:
“Sei cerebroleso? Non lo vedi che ho chiuso con il mio nome?”
Però ci sono anche quelli che si approcciano in modo così convinto, che quasi ti dispiace farglielo notare. E poi ci sono i migliori: quelli che non puoi permetterti di contraddire. Quando ho sostituito Alessia Marcuzzi in una rubrica di moda, il tipo dell’agenzia ha continuato a chiamarmi Alessia per tutto il tempo. Lì, ho preferito far finta di niente per non perdere il lavoro, firmandomi sempre Enrica Alessia Marcuzzi.
Illustrazione: Valeria Terranova