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Il web è un mare con tanti pesci… Siti internet e blog sono la forma di diffusione d’informazione più veloce che esista e il controllo sulla divulgazione di essa è praticamente impossibile. E come in tutti i mari c’è chi mangia e chi viene mangiato, il predatore colui che è a caccia di notizie e la preda che è la notizia stessa. Esce un decreto legge, il cui comma 29 solleva un gran polverone, o per essere coerenti un vero “maremoto”, che ha lo scopo di tutelare la preda, chiunque sia colpito da una notizia pubblicata, ritenuta dallo stesso nociva, può avvalersi a questa legge, facendo cancellare ció che è scritto che non gli piace e facendolo sostituire con una rettifica che invece gli va a genio. Il conflitto è grave perché uccide la libertà di espressione, descritta nell’articolo 21 della Costituzione comma 1 e 2, in cui si dice che: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “la stampa non può essere assoggettata ad autorizzazioni e censure”. In aggiunta a ciò non è un giudice supremo al di sopra delle parti, a valutare se la notizia riportata è vera o meno, ma è solo a discrezione della parte lesa. Ma non esiste già una legge che espressamente si occupa della diffamazione, il delitto previsto nell’articolo 595 del Codice Penale, in cui è un tribunale a giudicare tra le parti chi ha torto e chi ragione?!? In Italia Wikipedia, l’enciclopedia libera, la Treccani di Google, dal 4 al 6 ottobre si è auto-oscurata in segno di protesta contro questo disegno di legge, ora conosciuto come “legge bavaglio” e in meno di 24 ore ha raggiunto il sostegno di 250 mila utenti. Pesci buoni, pesci cattivi… Ognuno deve ritenersi responsabile delle proprie azioni… sia quando mangi, sia quando fai qualcosa per essere mangiato… chi fa notizia accetterà di buon grado che qualcuno ne parli, a patto che chi la costruisce si attenga a fatti reali e non denigratori. Chi sul web vuole dire la sua, come nel mio caso, penso debba avere la serietà di riportare fonti certe, le stesse che mi permettono di sfamare il bisogno d’informazione e che ,nella maggior parte dei casi, ricerco proprio su Wikipedia. Credo anche che quei blog anonimi, che non mettono la loro faccia davanti a ciò che dicono, non possano permettersi il lusso di diffamare soggetti che fanno notizia. Il comune denominatore di tutto rimane quindi il buon senso e il rispetto nei confronti della notizia stessa, che si attiene ai fatti e che abilmente si sviluppa con la libertà di espressione e che mai in nessun modo lede la libertà altrui.